Un sequestro di beni per 15 milioni di euro, tra i quali un grande resort sul mare a Cardedu, in Ogliastra, 6 appartamenti sulla costa gallurese, un’autovettura ed una moto, conti bancari e polizze assicurative. Un patrimonio milionario riconducibile a coloro che gli investigatori considerano i capi (Giovanni Olianas, ex vicesindaco di Villagrande Strisaili, ed il pluripregiudicato Luca Arzu) della banda di rapinatori ai furgoni portavalori, scoperta e catturata nella scorsa primavera dalla Polizia di Cagliari e di Nuoro e dalla Guardia di finanza di Nuoro.
A marzo gli arresti furono 23, oggi è arrivato il sequestro del ‘tesoro’ della banda, frutto di vent’anni di rapine, ma anche di un traffico di droga, ed altri 4 arresti: un imprenditore quartese, un commercialista 48enne di Aggius e le due mogli. I beni sono stati individuati con accurati accertamenti sugli spostamenti del denaro, avviati due anni fa contemporaneamente alle attività di appostamento, pedinamento ed intercettazione dei componenti della banda, che hanno consentito di appurare che i due, con la complicità dei quattro nuovi arrestati, avevano accumulato imponenti ricchezze.
L’ex vicesindaco si era sempre mostrato più prudente rispetto al socio e non aveva mai ostentato un tenore di vita al di sopra delle possibilità ufficiali, dovute al suo lavoro da impiegato forestale ed a qualche gettone per l’attività politica. Perciò, una casa dignitosa, ma senza sfarzi, una macchina vecchia di dodici anni e qualche gita in montagna, nessuna particolare ostentazione, così era riuscito a non dare nell’occhio. Ma, nelle loro indagini, le Fiamme gialle hanno trovato strano che l’uomo, nonostante una moglie casalinga e tre figli, non effettuasse mai prelievi dal conto corrente dove riceveva l’accredito dello stipendio. Ed in effetti, il denaro in banca non veniva mai utilizzato perché a casa aveva in contanti, all’interno di buste sigillate, ciò che gli serviva per le spese quotidiane. Il suo compare R.S. (52enne imprenditore turistico ed ex avvocato, da oggi agli arresti domiciliari) aveva cercato di metterlo in guardia, suggerendogli di prelevare un tot al mese, almeno 400 euro: “Te l’ho sempre detto e non tre mesi fa, te l’ho sempre detto, spendilo non lasciarlo fermo così, non devi lasciarlo, perché ti diranno, tu, hai una famiglia… fanno due conti, non è verosimile, lei ha tre figli, bo…. a carico… da dove li tira fuori i soldi per campare…”, diceva nelle intercettazioni in possesso degli investigatori.
Inoltre, Olianas è risultato proprietario occulto (tramite la moglie casalinga, anche lei ai domiciliari) nella società proprietaria del lussuoso complesso alberghiero “Ogliastra Beach” (messo sotto sequestro), impiegata per ‘lavare’ i proventi delle rapine. La gestione del resort era affidata a R.S., che riceveva le somme di denaro da riciclare, ma faceva ricorso ad Olianas anche per altre necessità: qualche mese prima dell’arresto, si era rivolto a lui affinché gli procurasse una pistola con silenziatore per regolare un conto in sospeso. Lo stesso terreno (40 ettari), sul quale fu costruito il resort, era stato acquistato da R.S. nel 1988, nei primi anni della carriera criminale di Olianas: lo pagò 400 milioni di lire, troppi soldi per uno studente 24enne, nullatenente e disoccupato.
Meno accorto, invece, l’altro capobanda, Luca Arzu. A fronte di redditi per poche migliaia di euro all’anno (tra cui quelli percepiti dal 2002 al 2010 presso le carceri ove era detenuto), si permetteva spese per costosi soggiorni a Venezia e per settimane bianche in note località sciistiche. Inoltre, ingenti spese per la ristrutturazione di appartamenti (tutti sequestrati), per investimenti all’estero (tramite un commercialista suo complice, anche lui da oggi ai domiciliari), per la stipula di polizze assicurative e per l’acquisto di mobili di pregio, di macchine, moto e capi di abbigliamento griffati. Una vita fatta di vizi e stravizi, che mal si conciliava con le sue legittime disponibilità. Ma anche protagonista di alcune esagerazioni, come come quando, per ottenere sconti sulla retta della mensa scolastica del figlio, non ha resistito alla tentazione di farsi rilasciare una certificazione Isee minimale. Tra gli odierni arrestati, anche la sua compagna, che, in più occasioni, si era prestata a ‘lavare’ il denaro sporco derivante dalle rapine, aprendo alcuni conti correnti a favore della società lettone del convivente e movimentando contanti anche all’estero mediante money transfer e pagamenti di effetti cambiari.
A nulla è servito anche il singolare stratagemma architettato da Arzu per giustificare la disponibilità di denaro: si era fatto assumere fittiziamente come impiegato a tempo indeterminato da un amico commercialista, N.P.B., che riceveva da lui stesso i soldi (in contanti, frutto delle rapine) che il commercialista provvedeva a bonificargli come stipendio. Anche il commercialista è stato arrestato con l’accusa di riciclaggio. (red)
(admaioramedia.it)