“L’Isola del silenzio”, ascolta e non risponde, rimugina e tace. Penserà il maestrale, che modella rocce granitiche, ad allontanare e far diventare vecchio, quello che si è detto oggi, domani. Si dice che i Galluresi abbiano la testa dura, come la roccia che contraddistingue le nostre coste, quasi come un’offesa. Sono convinto che la cocciutaggine, se usata nella giusta maniera, aiuti a raggiungere obiettivi impensabili.
La battaglia che porto avanti, riguardo alla necessità di salvaguardare la torre spagnola dell’Isola Rossa, è tra questi. Medito e penso continuamente a chi giova questo silenzio e disinteresse. All’amministrazione comunale di Trinità d’Agultu che scarica tutta la responsabilità sui proprietari del terreno? Alla società che ne è padrona e amministra un resort di prestigio? Ai cittadini che potrebbero godere e salvaguardare una parte della storia che gli appartiene? No. Non giova a nessuno che questo patrimonio venga disperso. Quindi attivarsi perché questo capitale architettonico esistente nel nostro territorio venga tutelato, è un dovere di tutti. Purtroppo fino ad adesso non sono serviti neanche le testimonianze di illustri studiosi, che hanno raccontato gli accadimenti succedutesi intorno a questo monumento, a smuovere minimamente le coscienze.
Visto che l’uomo, in genere è maggiormente attratto più che dal valore culturale, da quello venale, proverò a fare un’analisi della convenienza economica che ne potrebbe derivare da questo bene. Una volta ristrutturata, viene spontaneo pensare ad un museo del periodo storico, gestito da una organizzazione di giovani, chiaramente con un ticket d’ingresso. Molto interessante sarebbe, oltre a questo, una rivisitazione annuale in costume dell’epoca, per rievocare episodi storici accaduti nel luogo stesso, nel periodo Aragonese e quello riguardante il patriota sardo Giovanni Maria Angioy, in onore del quale si è instaurata addirittura una giornata celebrativa nella nostra Isola. La torre d’avvistamento è stata testimone diretta di fatti accaduti nei secoli scorsi, che vanno preservati. Uno accadde nel periodo della dominazione spagnola che durò quasi tre secoli. Qui successe un fatto risalente ad uno dei periodi più bui del dominio degli Iberici, nella nostra isola. Alla fine del maggio 1671 furono catturati i presunti congiurati che uccisero il vicerè di Sardegna, Marchese Camarassa. Più o meno nello stesso mese, ma oltre cent’anni dopo, la stessa torre, doveva fungere da approdo di sbarco per il notaio Cilocco, luogotenente di Angioy, con il quale preparò l’insurrezione in Sardegna contro il ‘feudalesimo piemontese’.
In molti luoghi di villeggiatura, privi di accadimenti storici, arrivano perfino ad inventarseli, pur di attirare attenzione da parte dei turisti, che ne vanno alla ricerca. Noi che invece li possediamo, li abbandoniamo all’incuria e alla decadenza. Se a questo aggiungiamo che la torre dell’Isola Rossa, pur non avendo mai subito interventi di restauro, sia rimasta ancora in piedi, viene da pensare che scrutandoci dall’alto mandi messaggi tipo “Ma cosa state aspettando a valorizzarmi nella giusta maniera?”.
Mario Piga
(admaioramedia.it)
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