Il Governo Renzi intende utilizzare la base nell’isola di Santo Stefano, e soprattutto i suoi pontili d’alta profondità, per le navi della Marina Militare italiana e della Nato, ma la struttura va adeguata per l’attracco dei nuovi mezzi della flotta militare italiana e quindi si partirà coi lavori, costosi (si parla di circa 5 milioni di euro) e lunghi (termine previsto: 2018), in previsione di uno scenario internazionale certamente modificato, anche dalle continue migrazioni verso l’Europa e dalle implicazioni legate alla sicurezza. Perciò, lo scorso 8 agosto, gli uffici dell’Assessorato regionale dell’Ambiente hanno ricevuto una comunicazione del Ministero dell’Ambiente per chiedere alla Regione se intendesse partecipare con un proprio rappresentante all’istruttoria, in sede di Commissione tecnica nazionale di Verifica dell’impatto ambientale (Via), nell’ambito della procedura di verifica attivata su proposta del Genio militare della Marina Militare di Cagliari.
Però, l’iter dei lavori a Santo Stefano sarebbe stato avviato all’insaputa del presidente Pigliaru, tanto che una nota, diffusa in serata dalla Presidenza, ha precisato che “l’avvio del procedimento tecnico di verifica di Via sarebbe dovuto essere preceduto da una informativa agli uffici che si occupano di servitù militari per la doverosa interlocuzione politica e la tutela degli interessi regionali”, perciò, “l’avvio del procedimento, senza una necessaria interlocuzione politica preventiva, è del tutto ininfluente rispetto alle posizioni della Regione e al confronto politico con il Governo sul tema più ampio delle servitù militari e su quello specifico che riguarda Santo Stefano”. Inoltre, “qualsiasi opera infrastrutturale militare deve essere portata all’approvazione del comitato misto paritetico (Comipa), che ha come compito istituzionale quello di valutare e armonizzare le esigenze militari con quelle civili. L’ampliamento del molo di Santo Stefano non è stato portato alla valutazione del Comipa, né è oggetto di specifica richiesta nell’interlocuzione Regione-Governo sul tema delle servitù. Non sarà pertanto una mera richiesta di valutazione tecnica di impatto ambientale presentata al Ministero a mutare i processi politici in corso”. Insomma, un timido diniego ai lavori per l’ampliamento del pontile nella base di Santo Stefano.
La nota è anche l’occasione per ribadire la posizione della Regione Sardegna sul tema delle servitù militari: “Si lavora per la riduzione delle servitù militari e qualsiasi incremento troverà la ferma opposizione del governo regionale. Proprio in merito all’imposizione della servitù a Santo Stefano, per la quale il presidente Pigliaru ha negato l’autorizzazione al rinnovo, al Governo si chiede da tempo di affrontare, in base al principio di leale collaborazione, i nodi cruciali del rilancio in chiave turistica di La Maddalena e non certo di programmare ampliamenti della presenza militare”.
La posizione del presidente Pigliaru ha scatenato la reazione dell’opposizione: “Non è possibile che davanti ad una questione di questo calibro il presidente della Regione caschi dalle nuvole – ha commentato Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia – Delle due è l’una: o la Giunta regionale era al corrente o è assolutamente inadeguata a svolgere il proprio ruolo. Un anno e mezzo fa, lo stesso presidente chiese un pronunciamento del Consiglio perché era imminente una sua convocazione da parte del Governo sui vincoli militari su Santo Stefano, ma, nonostante il sostegno dell’Aula, arrivò prima lo schiaffo del ministro Pinotti, durante la sua missione balneare in Sardegna, e poi la proroga al 2019 con un decreto calato dall’alto e con un presidente che anche allora cascò dalle nuvole.Dopo i tavoli aperti, riaperti sempre con squilli di trombe, questi sono i risultati. L’istituzione regionale è stata ridotta a pura e semplice grancassa degli annunci a vuoto di un Renzi, in crisi di nervi e di consensi man mano che si approssima l’appuntamento con il referendum”. (red)
(admaioramedia.it)
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