Tira un’aria pesante all’interno della maggioranza di centrosinistra. Le fibrillazioni su qualsiasi riforma venga proposta dalla Giunta Pigliaru non depongono a favore della buona tenuta dei nervi della coalizione. Alcuni episodi denotano un particolare stato emotivo caratterizzato da una ipersensibilità agli stimoli seguita da una sproporzionata risposta. Eppure in questo settore della vita sociale gli stimoli dovrebbero essere gli ingredienti indispensabili di una sana ‘dialettica politica’.
Al momento, una delle corde maggiormente tese è quella della riforma sanitaria che dovrebbe portare alla nascita dell’Asur (Azienda sanitaria unica regionale). E quando Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, ha definito le difficoltà dell’approvazione “una lotta interna tra chi vuole mantenere le vecchie sacche di potere clientelare e chi, galvanizzato dal voto delle Amministrative, batte i pugni chiedendo spazio e nomine”, il maggiore sponsor dell’Asur, insieme al presidente Pigliaru, l’assessore della Sanità Arru ha tagliato corto: “Rispediamo al mittente l’ennesima lezioncina del consigliere, espressione di un partito che ha avuto serie responsabilità per il mancato controllo della spesa sanitaria sarda”, nonché “stretto collaboratore dell’ex assessore della Sanità Liori, che ha volutamente scelto di non monitorare né i Lea né la spesa sanitaria, cresciuta in maniera esponenziale nella scorsa legislatura”. Ma, nella fretta di comunicare alla stampa il suo ‘fastidio’, ha fatto confusione su tempi e dati, che Truzzu ha definito “fantasiose ricostruzioni sulla gestione passata della Sanità in Sardegna”, ricordando che “non ho mai collaborato con Liori quando era assessore alla Sanità, ma solo quando era assessore all’Industria. Inoltre, durante la gestione Liori in Sanità, il disavanzo è stato contenuto, ottenendo nel 2010 un incremento di spesa di soli 18 milioni di euro, rispetto ai 104 ed ai 176 dei due anni precedenti a guida Dirindin. Risultato che ha consentito l’uscita della Sardegna dal piano di rientro imposto dal Governo”. Più pragmatico il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che, da maggiore azionista della coalizione che si è visto rinviare l’approvazione della riforma per la ‘ribellione’ dei partiti minori capeggiati da Sel, con poche parole ha risposto a tutta l’opposizione: “Veri artefici dello sfascio della sanità in Sardegna, stendiamo un velo pietoso considerato che neanche stavolta hanno trovato un motivo sufficiente per decidere di tacere”.
Tra i temi che surriscaldano maggiormente gli animi, quello dell’immigrazione, dove la polemica è forte e le posizioni molto distanti. Ma quando, commentando la rivolta di Sadali conclusa con due arresti, viene richiamato il fallimento del sistema dell’accoglienza, ricordando al sindaco Pd del paese della Barbagia di Seulo che il suo partito (del quale è anche parlamentare) governa sia a Roma che a Cagliari, perciò non è esente da responsabilità, la risposta cambia ‘registro comunicativo’ e prende spunto dalla sconfitta del centrodestra a Cagliari, con l’accusa di ‘becera propaganda’: “Ho l’impressione che dopo ‘l’asfaltata elettorale’ che ha interessato il suo partito a Cagliari, sia alla ricerca di un po’ di visibilità. Per dimostrare di esserci e di esistere. E magari per provare a recuperare qualche voto”. Così il sindaco Romina Mura ha risposto a Salvatore Deidda, portavoce regionale di Fratelli d’Italia, senza entrare minimamente nel merito della violenta protesta e delle richieste, a dir poco originali, degli ospiti del centro di accoglienza: acqua in bottiglia, cibo africano, tv in camera e pulmino giornaliero. Addirittura, spalleggiata nei social dal ‘clan familiare’, che si è dedicato ad un tentativo di ‘denigrazione personale’ dell’avversario politico: “Dispiace tanto che la tua vita sia così tanto superficiale e insipida, da dover attirare l’attenzione parlando di altre persone, abbastanza alte intellettualmente, come non potresti mai essere, ma neanche mai aspirare. Fa male l’invidia”.
Ma anche all’interno del centrosinistra volano gli stracci e, davanti ad un pubblico istituzionale, come quello rappresentato dai sindaci dell’Isola, è andata in onda la sfida Maninchedda-Sanna sul tema dei conguagli Abbanoa. Per l’Assessore dei Lavori pubblici è stata una “discussione virile”, per il Sindaco di Sassari un “attacco violento senza motivo”, tanto da aver chiesto le scuse dell’antagonista. Immediata il diniego di Maninchedda: “Non lo farò, perché il diritto al dissenso è garantito sicuramente verso un assessore regionale ma anche verso un sindaco”. In fondo aver definito Sanna, pur senza nominarlo, un “masaniello”, averlo accusato di dire “menzogne” ed aver denunciato che l’Egas (Ente di governo dell’ambito della Sardegna), del quale il Sindaco è presidente, aveva chiesto l’aumento del compenso del direttore generale, segnalando che solo grazie al no della Regione l’ulteriore spesa è stata evitata, è cosa da uomini virili.
Arsenico
(admaioramedia.it)
2 Comments
FaberSardo
Alcuni episodi raccontati da ARSENICO denotano un centrosinistra sardo in preda ad una crisi di nervi… https://t.co/YhS09LnXfS
Gio Vanna
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