Sono un 18enne, minorenne al momento dell’omicidio, e suo cugino di 20 anni i due giovani considerati responsabili dell’omicidio di Gianluca Monni, avvenuto la mattina dell’8 maggio 2015 ad Orune, arrestati questa mattina durante un’operazione, iniziata questa mattina all’alba, dai Carabinieri del Comando provinciale di Nuoro, insieme a quelli del Comando provinciale di Sassari, del Ros, del Reparto Investigazioni Scientifiche di Cagliari e dello Squadrone eliportato “Cacciatori di Sardegna” di Abbasanta. L’esecuzione delle due ordinanze di custodia cautelare, emesse dai giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Nuoro, Mauro Pusceddu, e del Tribunale per i Minorenni di Sassari, Maria Stefania Palmas, è stata richiesta dalla Procura della Repubblica di Nuoro e dalla Procura della Repubblica per i Minorenni di Sassari. Le indagini, durate poco più di un anno sotto la direzione dei Procuratori di Nuoro, Andrea Garau, e della Procura per i minori di Sassari, Elena Pitzorno, hanno risolto sia l’omicidio che la scomparsa di Stefano Masala, il 29enne di Nule del quale si erano perse le tracce nello stesso giorno dell’omicidio di Orune.
Gli arrestati sono Paolo Enrico Pinna di Nule, 17enne al momento del delitto, e Alberto Cubedddu, allevatore di Ozieri, condotti rispettivamente nel carcere per minorenni di Quartucciu e nel carcere di Nuoro, considerati responsabili in concorso di omicidio premeditato per futili motivi; porto e detenzione illegali di un fucile calibro 12, utilizzato per l’omicidio; sequestro di persona a scopo di rapina, omicidio premeditato e distruzione del cadavere (non ancora rinvenuto) di Stefano Masala; incendio della vettura di Masala, utilizzata per compiere l’omicidio di Monni; calunnia nei confronti di Masala. Mentre, solamente Pinna anche di ricettazione, detenzione e porto illegale di una pistola, molestia nei confronti della fidanzata di Monni, minaccia nei confronti della vittima e maltrattamenti in famiglia nei confronti della propria madre.
L’omicidio avvenne ad Orune, nel corso Repubblica, l’8 maggio 2015, verso le 7: un individuo armato di fucile esplose tre fucilate contro Gianluca colpendolo all’avambraccio, al fianco e al torace ed uccidendolo. Poi, la notte tra l’8 ed il 9 maggio, in località Osaspera a Pattada (al km. 42 della S.S. 128 bis), fu ritrovava bruciata l’Opel Corsa di Stefano Masala, che fu individuata (grazie alle telecamere di Orune) come quella utilizzata per l’omicidio. Perciò, si fece strada l’ipotesi che anche il proprietario dell’auto fosse stato ucciso, peraltro dalle stesse persone. Il preambolo dell’omicidio avvenne durante “Cortes Apertas” ad Orune, nel dicembre 2014, quando dentro una sala da ballo ci fu una violenta rissa (mai denunciata) che vide coinvolti Monni e Pinna, che aveva importunato la fidanzata del primo. Ad un certo punto, Pinna (quella sera in compagnia di Stefano Masala) aveva puntato una pistola in faccia a Monni, prima di essere disarmato e malmenato dagli amici di Gianluca che erano accorsi in suo aiuto. Nei giorni seguenti, Pinna si recò con il padre a casa della famiglia Monni per chiarire la questione e chiedere la restituzione della pistola, sottratta al figlio dagli amici di Gianluca. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la situazione restò tranquilla per alcuni mesi, fino al 20 aprile, quando in una chat di whatsapp venne postata la poesia di un poeta estemporaneo di Orune che Pinna, erroneamente, interpretò come un ulteriore affronto, collegandola all’episodio di dicembre. Perciò, l’ipotesi accusatoria è che decise di vendicare l’umiliazione inflittagli dagli orunesi, pianificando l’omicidio di Gianluca Monni, studiando i dettagli per tentare la realizzazione del delitto perfetto.
Come risulta dall’esame dei tabulati telefonici, coinvolse subito il cugino Cubeddu, possessore di una moto utile alla fuga dopo aver abbandonato l’auto del delitto, e riallacciò i rapporti con Masala, al quale voleva sottrarre l’auto, con il quale, sicuramente dopo l’episodio dicembre, c’era una scarsa frequentazione. Poi, la sera del 7 maggio, Pinna ingannò Masala facendogli credere ci fosse un appuntamento con una ragazza e si incontrarono. Da qual momento non si ebbe più alcuna notizia di Stefano, che, grazie alle intercettazioni, gli inquirenti affermano con certezza sia stato ucciso. Quindi, con l’auto di Masala, Pinna ed il cugino si recarono ad Orune per uccidere Gianluca, dopo il delitto occultarono l’Opel ad Ozieri in un locale messo a disposizione da Cubeddu e Pinna fece rientro a Nule con la moto del cugino. Poi, durante la notte l’auto fu bruciata.
Resta da capire il motivo del coinvolgimento di Stefano Masala e del suo omicidio. Infatti, secondo gli investigatori, Pinna avrebbe potuto rubare l’auto a chiunque, avendone le capacità, visto che le intercettazioni hanno dimostrato la presenza nella sua casa di autovetture rubate, così come raccontano l’esperienza di Cubeddu nel bruciarle. Secondo gli investigatori, invece, l’idea sarebbe stata quella di far ricadere sul povero Stefano, presente al momento della rissa, la responsabilità dell’omicidio, perciò l’utilizzo della sua auto, che sarebbe stata ripresa dalle telecamere, e facendo interpretare la sua sparizione come una fuga volontaria dopo il delitto. (fm)
(admaioramedia.it)