Condivido in pieno quanto scritto dal dirigente del Cus Cagliari, Marcello Vasapollo. Molti amministratori della cosa pubblica mancano di sensibilità nei confronti dello sport: non distinguono il pur nobile gioco del pincareddu da una partita di A1 femminile di basket o dalla A1 di pallanuoto e così via (sono soltanto esempi). Un glorioso e pluridecorato club sassarese, la Torres calcio femminile, è stato costretto a ritirarsi dall'attività nel quasi totale menefreghismo.
E' inaccettabile che le Società sarde, già svantaggiate rispetto a tante altre della penisola e della Sicilia, ricevano in ritardo i modestissimi contributi che vengono assegnati e siano costrette ad affrontare spese enormi per le frequenti trasferte. Così lo sport sardo, quello che impegna migliaia di ragazze e ragazzi, è destinato a morire. Eppure tutte, dico tutte, le nostre Società impegnate in campionati nazionali, pubblicizzano e difendono il nome della Sardegna: lo hanno ben leggibile sulle maglie. A questo punto ritengo indispensabile una forte presa di posizione di tutte le Società sarde.
Tanti anni fa proposi di bloccare tutte le attività sportive per una o più giornate. Molti dirigenti, soprattutto quelli che contavano anche a livello federale, ritennero improponibile l'idea. Non se fece nulla, e lentamente siamo arrivati ai tanti ritiri dalle attività, retrocessioni, indebitamenti, impossibilità di affrontare le trasferte senza impegnarsi in spese folli. Vasapollo, i tanti dirigenti che fanno enormi sacrifici per tenere a galla le loro Società, le atlete e gli atleti meritano rispetto ed incoraggiamento, ma non possono soltanto lamentarsi: devono agire ed in fretta. In bocca al lupo a tutti.
Carmelo Alfonso
(admaioramedia.it)
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