Dopo 48 ore di riflessione e di commenti, più o meno pacati, dei cittadini sulla rete, Renato Soru ha deciso di spiegare il suo voto favorevole (unico dei tre eurodeputati sardi), insieme ad altri undici parlamentari europei italiani, tutti del Partito democratico, all’esportazione in Europa senza dazi di una quota supplementare di olio di oliva tunisino: altre 70mila tonnellate in due anni, oltre le quote annue già concordate di 56.700 tonnellate.
Un lungo intervento, con l’obiettivo di placare gli animi e di accreditare una visione lungimirante della politica, dopo la 'doccia fredda' delle critiche: “Nessuna invasione del mercato europeo – ha scritto Soru sul suo sito – è una misura limitata, temporanea, applicabile per un periodo massimo di due anni e che prevede un monitoraggio e dei correttivi posti a tutela dei nostri produttori. Dobbiamo sostenere oggi la Tunisia se non vogliamo che domani nuove masse di disperati si riversino in mare in cerca di un futuro migliore. Un contributo concreto all’economia tunisina, fortemente colpita dopo gli attacchi del 2015 al Museo del Bardo e nella spiaggia di Sousse. L’unico paese in cui la primavera araba ha saputo produrre un’esperienza di democrazia, che la crisi economica rischia di indebolire sotto le minacce sempre più incombenti della propaganda radicale e dell’infiltrazione terroristica”. Ha, inoltre, ricordato due emendamenti, proposti dal Pd (ciò nonostante, altri 14 colleghi del gruppo hanno comunque votato contro) che introdurrebbero garanzie: “L’olio importato dovrà provenire interamente dalla Tunisia, per assicurare che la misura serva effettivamente ad aiutare l’economia tunisina ed evitare frodi ed è prevista una valutazione intermedia dopo il primo anno. Non è negando un aiuto concreto ad una economia fragile come quella dei nostri vicini d’oltremare che si fanno gli interessi degli agricoltori italiani”.
Anche Michele Piras, deputato nazionale di Sinistra italiana, si è schierato a favore della decisione della Commissione europea, poi approvata con il voto del Parlamento di Strasburgo: “A me non scandalizza né indigna la decisione europea – ha scritto su facebook – La cooperazione e il sostegno economico alla giovane e fragile democrazia tunisina, il rafforzamento di un'area euromediterranea di scambio culturale, economico e pacifico, è una delle forme più efficaci di lotta all'Isis e alla penetrazione terroristica. D'altronde non sarà coi dazi doganali che proteggeremo la nostra agricoltura, semmai con investimenti, innovazione e misure specifiche di valorizzazione dei prodotti. La propria terra si tutela anche sostenendo una nazione come la Tunisia che nel nord Africa è una delle ultime democrazie che può fermare il terrorismo jihadista. Quello è un mercato florido proprio per i nostri prodotti, ad esempio il prosciutto di pecora, dato che gli islamici non mangiano carne di maiale. Proteggere gli interessi di una regione come la nostra significa innanzitutto aprire nuovi mercati, relazioni commerciali pacifiche”.
Ma gli argomenti dei politici non hanno convinto la Coldiretti: “Getta le basi per una concorrenza sleale nei confronti dei produttori italiani – ha detto il presidente nazionale Roberto Moncalvo – Una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani e aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori. Il rischio concreto è che, in un anno importante per la ripresa dell’olivicoltura nazionale, possa generare nuove frodi alimentari penalizzando fortemente i produttori italiani che fanno della qualità il loro punto di forza”.
Tra le regioni più colpite, la Sardegna dove ogni anno vengono prodotti tra i 55mila e i 60mila quintali d’olio extra vergine d’oliva, in particolare nel nord dell’Isola, dove l’olivicoltura è un’eccellenza nel quale operano 1.200 addetti con 22 frantoi e più di 1.600 ettari di terreno coltivati a ulivo: “Le conseguenze potrebbero essere disastrose – ha commentato il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu – Non solo rischiamo di perdere occupati nel settore dell’olivicoltura ma le frodi ai danni dei consumatori potrebbero aumentare a dismisura. Da diversi anni chiediamo all’Unione europea e allo Stato italiano regole più certe nell’etichettatura dei prodotti e nella tracciabilità delle materie prime così da salvaguardare i diritti del consumatore finale”. (red)
(admaioramedia.it)
30 Comments
Maria Bonaria Usalla
Soru taci che è molto meglio. Danni ne hai già fatto abbastanza.
Roberto Pani
burattino
Guido Pontis
Senza danni ? Cioè importiamo l’olio straniero, non vendiamo quello italiano e non si sono danni ?
Giuseppe Spanu
Che coraggio non ti rendi conto e gia.
Luca Cambosu
Piras sostieniti per la bogata al Zedda
Daniela Spiga
Soru ,siamo noi che dovremmo emigrare e lo.stiamo già facendo !Si invertiranno le parti i tunisini continueranno ad arrivare in Italia e gli italiani continueranno a rimanere senza lavoro e dover emigrare,idiota !
Roberto Zedda
La produzione italiana di olio è di 298.000 tonnellate.
Ne esportiamo 300.000 tonnellate.
Il consumo interno è di 553.000 tonnellate,
Fate un po’ voi i conti se l’olio tunisino rovina la nostra economia..
Enrico Porcu
Io regalo a Soru l’Oglio sufficente per poterlo affogare persone cosi non dovrebbero esistere in Italia c’è ne sono tanti.
Max Mazzu
Ma Soru che è l’assenteista dei record al parlamento europeo non poteva starsene a casa almeno quel giorno?
Nandino Sandra
Soru sei un traditore
Carlo Deiana
Ma che bella spiegazione: se i tunisini vengono qui, lo stato deve mantenerli e spende lui, per non farli venire gli compriamo l’olio e così spendono i produttori perdendo mercato. Ma che bell’idea. Esisteva una soluzione più semplice e nessuno ci ha pensato? Bastava che l’europa, per 2 anni, desse al governo tunisino, 1050 euro (35 al giorno per 30 giorni) al mese (ma si poteva trattare) per ogni tunisino che le stime accreditassero come possibile immigrato. Quei soldi sarebbero dovuti servire per tenerseli i possibili immigrati e tutti saremmo stati felici e contenti, o no? Tutto questo ha sapore dell’ennesima truffa ai danni degli europei e dei sardi in particolare.
Marzio Pintori
Chi comanda in Tunisia possiede molti uliveti, con quel l’olio hanno unto un po’ di parlamentari europei.
Franco Salis
Conosco pidioti che ci credono
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