Il campo nomadi di Piandanna, nella periferia di Sassari, è finito spesso nelle cronache cittadine, soprattutto per le numerose segnalazioni degli incendi appiccati all’interno dell’area, che hanno anche portato ad un inchiesta della Procura sassarese, conclusa con alcune ordinanze di custodia cautelare nei confronti del sodalizio criminale che gestiva una discarica non autorizzata, con l’accusa di combustione illecita di rifiuti (carta, cartone, mobili, indumenti, cavi di gomma e plastica) e ricettazione. I cavi elettrici, spesso rubati, venivano bruciati per estrarre il rame, provocando un serio pericolo ambientale e mettendo a rischio inquinamento il territorio. «In questi mesi abbiamo assistito ad un'escalation di atti vandalici senza precedenti, tra il menefreghismo delle istituzioni e l'impotenza delle Forze dell'ordine. Il campo di Piandanna costituisce un pericolo per la salute e l'incolumità dei sassaresi. Riteniamo opportuno chiuderlo». E’ la richiesta di Pietro Serra, presidente del movimento Alternativa futura per l'Italia.
«In un Paese civile i campi rom come quello di Sassari verrebbero smantellati e i delinquenti che rubano o appiccano rifiuti tossici arrestati – ha aggiunto – Così come l'amministrazione avrebbe avviato un'immediata opera di bonifica volta alla tutela della salute dei cittadini. Al contrario si continua a lasciar aperto un campo che nel dicembre scorso ha reso insalubre l'aria coi roghi, coinvolgendo in maniera particolare i reparti di Neonatologia e Terapia intensiva dell’ospedale lì vicino». (red)
(admaioramedia.it)
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