Avevamo sperato che l’anno appena iniziato rappresentasse un punto di svolta o quanto meno di inversione della tendenza nella gestione delle numerose ed ormai annose problematiche che attanagliano la politica e l’Amministrazione regionale, lasciandoci alle spalle l’inconcludenza e l’assoluto vuoto di idee che ha caratterizzato il trascorso 2015, che al di là delle chiacchiere e dei proclami ha lasciato insoluti tutti i problemi sul tappeto, creandone per giunta degli ulteriori.
A titolo meramente esemplificativo ricordiamo la continuità territoriale allo sfascio col vettore Ryanair in fuga, le riforme al palo, fra cui meritano menzione particolare quella degli Enti locali, bloccata nelle sue svariate versioni dai consueti problemi di campanile e dalla necessità di dover cambiare tutto per non cambiare nulla, la riforma degli enti agricoli per la quale fu istituita una Commissione che col silenzio complice della politica non ha prodotto alcunché, per non parlare della riforma dell’organizzazione amministrativa regionale, neppure affrontata. Nessun intervento degno di nota in tema di politiche del lavoro, che in una Regione depressa come la Sardegna rappresenta un comportamento quantomeno irresponsabile, idem come sopra in tema di attrazione degli investimenti e marketing territoriale. Insomma, il nulla più assoluto.
Continua a latitare qualunque barlume di programmazione che vada oltre il proprio naso, e l’inefficienza continua a imperversare. A titolo di cronaca riscontriamo che solo nella giornata dell’13 gennaio 2016 è venuto fuori qualche articolo della Finanziaria regionale 2016, testo finora ignoto persino al Consiglio regionale che dovrebbe approvarla. Ricordiamo nella circostanza che la Giunta avrebbe dovuto esitare il ddl sulla Finanziaria nel mese di settembre dell’anno precedente. Quand’anche non bastasse, proprio ieri sono stati annunciati, tanto per cambiare, due mesi di esercizio provvisorio. L’assenza di in bilancio approvato, come consuetudine, comporterà lo slittamento della programmazione delle attività degli Assessorati regionali, che ha il culmine nelle corse di fine anno per cercare di impegnare in tempo utile, per quanto possibile, le risorse disponibili.
Altro che cambio di passo, solo le solite inutili chiacchiere autoreferenziali, questa Finanziaria sancisce il fallimento di una classe politica non lontanamente in grado neppure di intravvedere soluzioni ai problemi e creare i presupposti per agganciare la ripresa in atto, negli Usa e nel continente europeo. E’ pur vero che le risorse disponibili in bilancio per politiche che prescindano dalla spesa corrente sono esigue, ma analizzando le cause strutturali della spesa è fin troppo facile capire che da parecchi anni paghiamo il conto delle genialate dei nostri governanti che nel 2006 furbescamente si accollarono la spesa del sistema sanitario regionale in cambio di pochi spiccioli derivanti dal gettito tributario, che genera ancora ilarità nei contesti governativi romani. Come aggravante, seppure ce ne fosse bisogno, la spesa sanitaria negli ultimi anni è divenuta incontrollabile, grazie all’assenza di qualunque provvedimento di riforma o di riorganizzazione del sistema sanitario regionale, lasciato in balia di se stesso e del ben noto sistema dei commissari ampiamente utilizzato per attuare lo spoil system da tutte le giunte a prescindere dal colore politico.
Venendo alle problematiche dei dipendenti regionali, continuano a persistere amletici interrogativi: lo stato del contratto di lavoro sottoscritto nel luglio 2015, e i presupposti sulla base dei quali la Giunta regionale intenda attivare la nuova contrattazione per il rinnovo del Ccrl, visto e considerato che i lavoratori regionali dal 2009 hanno la retribuzione ferma ed hanno perso secondo i dati più recenti circa 300 euro medi in termini di potere d’acquisto. L’orientamento della Giunta, fino a ieri top secret, questa mattina è divenuto palese. Valutando il disposto del ddl Finanziaria 2016, che all’articolo 9 indica in 3.259.000 euro, a partire dal 1 gennaio 2016, le risorse rese disponibili per il rinnovo contrattuale, (meno di un sesto di quanto stanziato nel 2009!), dimenticando di quantificare le risorse da luglio a dicembre 2015 in attuazione della Sentenza della Corte costituzione n. 178/2015. Stimiamo una volta dedotta la quota spettante al personale dirigente (intorno all’8%) un aumento medio lordo mensile di 14 euro, neppure una mancetta per le caramelle dei bambini, praticamente neppure sufficiente a ripianare l’aumento dell’addizionale regionale Irpef istituita per ripianare parzialmente il deficit della sanità e far gravare ancora una volta sulle tasche dei lavoratori e dei sardi l’assoluta incapacità di riformare una volta per tutte il sistema sanitario regionale.
Oramai è acclarato, la famosa Giunta dei professori con le finanziarie 2015 e 2016 ha chiaramente fallito, non dimostrando alcuna discontinuità col passato, indebitando ulteriormente la Regione, aumentando il prelievo tributario per coprire le voragini gestionali aperte per l’incapacità di governare la spesa dei processi di controllo, scaricando i costi sociali della propria incapacità sui lavoratori. Ci aspettiamo un sussulto di dignità da parte dei Consiglieri regionali, preannunciando sin d’ora che questa organizzazione sindacale lotterà con tutti i mezzi contro l’ennesimo insulto a danno dei lavoratori che da anni attendono risposte in termini di applicazione degli istituti contrattuali vigenti quali il diritto alle progressioni, la revisione della classificazione del personale e del fondo di trattamento pensionistico integrativo.
Luciano Melis – Sadirs (Sindacato Autonomo Dipendenti Regione Sardegna)
(admaioramedia.it)
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