Tra qualche giorno, l’Unione europea farà sapere alla Giunta regionale che ’tratterrà una quarantina di milioni’ dei fondi destinati alla Sardegna, perché quelli del vecchio programma di intervento (2007-13) non sono stati utilizzati completamente. Colpa delle norme regionali scritte coi piedi, di una burocrazia che le applica in modo ottuso, di una classe politica incapace ed inadeguata. Siamo governati, si fa per dire, da dilettanti allo sbaraglio, che imperversano a Roma come a Cagliari, che non sanno minimamente cosa fare e quello che fanno lo fanno pure male.
Continuano, tra l’altro, con la vecchia abitudine di fare ‘figli e figliastri’ e se ne infischiano dei basilari principi di equità. Qualche tempo fa, grande titolo sui quotidiani per annunciare che per gli allevatori sardi stavano arrivando “gli anticipi delle politiche agricole comunitarie”: ben 25 milioni di euro, 16 dei quali, però, destinati agli allevatori associati alla Coldiretti, un anticipo del 70 per cento dei contributi previsti per i terreni destinati a pascolo. Gli altri 9 milioni, invece, un anticipo sul programma del benessere animale, destinati a tutti gli allevatori sardi. Una boccata d’ossigeno, in questi tempi di gravissima crisi (Renzi e Pigliaru vedono altre storie). Però, poi i soldi sono partiti realmente? Perché un finanziamento ‘dedicato’ alla sola Coldiretti? I fondi comunitari sono, o dovrebbero, essere per tutti coloro che operano in agricoltura, senza alcuna distinzione di colore politico o di appartenenza a questa o a quella organizzazione agricola. Perché, quindi, questa discriminazione? Perché alla Coldiretti (che muove molti voti) sono iscritte circa il 60 per cento delle aziende sarde? E le altre organizzazioni professionali, perché non hanno protestato?
I loro soci sono stati pesantemente discriminati; sono stati violati i basilari principi di eguaglianza di fronte alle norme. Forse perché non ‘bisogna disturbare il manovratore’? Si rischia il taglio dei contributi annuali alle stesse organizzazioni professionali? In un sistema realmente libero e democratico, questo diverso trattamento avrebbe portato, immediatamente, al ‘dimissionamento’ dei vertici burocratici dell’Assessorato e degli Enti che operano in agricoltura e, probabilmente, dello stesso Assessore responsabile. Ma siamo in un ‘regime’ che considera i cittadini ‘sudditi’ (‘il popolo bue’), ai quali è facile far ingoiare tutto, tanto sono abituati alla politica dei ‘figli, figliastri e figli di…’. Al massimo sperano che, prima o poi, la ruota giri a loro favore, e non sempre a vantaggio degli altri.
Cochise
(admaioramedia.it)
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