A lasciare sconcertati non è stato tanto il fighettismo di Severgnini, che nel ramo è un campione, quanto che il New York Times abbia dato spazio ad un’idea, quella di ripopolare la Sardegna con i migranti, completamente priva, al di là di tutto il resto, di spessore culturale e di sostenibilità economica.
Intanto, il paragone con la pratica diffusa nell’Impero Romano di assegnare terre ai veterani fa ridere, per il semplice fatto che allora l’Impero Romano era una grande potenzia mondiale (forse l’unica) ed aveva molto da distribuire. Figuriamoci se è possibile paragonare quella situazione con quella della Sardegna di oggi. Dal punto di vista economico il discorso regge ancora di meno.
Dopo anni di assistenzialismo sfrenato che ha desertificato le campagne sarde, la nostra agricoltura ha finalmente invertito la tendenza. Anzi, con 13.500 occupati in più rispetto al 2014 (ma le cifre potrebbero ancora salire a fine anno), è l’unico settore che ha una crescita significativa. Detto questo, siccome in questi numeri c’è anche il dato molto importante del ritorno alla terra dei giovani, cominciamo subito a smontare la leggenda metropolitana che i migranti farebbero lavori che i sardi rifiutano. Poi, c’è la montagna dei disoccupati dell’Isola che sono 124.000. Cosa gli raccontiamo, che non c’è posto a casa loro? Quanto poi all’altra favola secondo la quale l’apporto dei migranti farebbe bene all’economia anche mettendo in equilibrio il rapporto lavoratori/pensionati, è smentita (forse involontariamente) dagli stessi dati dell’Unione europea. Da qui al 2017 dovrebbero arrivare in Europa circa 3 milioni di migranti che (teoricamente) potrebbero contribuire al Pil per del continente per appena lo 0.25, valore del tutto azzerato se considerato al netto delle spese di prima accoglienza. Insomma, Severgnini ha detto una sciocchezza, il New York Times l’ha fatta passare, ma i Sardi non ci sono cascati. Partiamo da qui.
SardoSono
(admaioramedia.it)
40 Comments
Bruno Demi
Una?
Maurizio Dal Pio Luogo
un umanoide inutile di scarsa importanza e rilevanza ” alcuna ”
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