Tra lunedì ed oggi, dovrebbero aver lasciato la Sardegna i 331 eritrei sbarcati nel porto di Cagliari, insieme ad altri 632 immigrati di altre etnie, tra le quali quelle siriana, palestinese e bengalese. Una sorta di ‘scalo tecnico’ (sono stati ospitati provvisoriamente alla Fiera), considerando che i loro connazionali si erano già distinti a Cagliari nelle scorse settimane per le manifestazioni di protesta sulla loro permanenza nell’Isola. E’ il frutto dell’impegno, confermato dai rappresentanti della Prefettura di Cagliari, che il Ministero dell'Interno ha preso nei confronti dei cittadini di nazionalità eritrea.
Pochi, però, hanno evidenziato che soprattutto gli eritrei, ma non solo, per evitare di restare in Italia, si rifiutano di farsi fotoindentificare, perciò girano nel territorio nazionale e viaggiano senza che si conosca la loro identità. Da settimane lo segnala il Sindacato autonomo di Polizia (Sap): “Gli stranieri, che rifiutano di farsi foto segnalare, vengono 'non-identificati' mediante la compilazione di un modulo con le generalità da loro fornite e null'altro, non rendendo riscontrabile in futuro la loro presenza. Non esiste che una persona possa salire a bordo di un traghetto se non in possesso di un valido documento di identificazione. Perché si tollerano certe manovre?”, sottolinea Luca Agati della segreteria provinciale di Cagliari.
“Per non parlare degli esami medici – aggiunge Agati – Non sono assolutamente idonei a garantire una valutazione di patologie anche gravi, visto che ai migranti non viene effettuato neppure un prelievo ematico, bensì un solo riscontro visivo e di valore della temperatura. Permettiamo quindi la possibilità a fantasmi, magari anche malati, di girare per le strade. Oltretutto, diamo loro la possibilità di raggiungere la penisola con traghetti di linea a spese dello Stato e quindi della collettività”.
Ogni sbarco nell’Isola è accompagnato dal grido d’allarme e dalle denunce del Sap sulle condizioni legate alla sicurezza ed all’ordine pubblico: “E’ chiaro che le istituzioni si siano dimenticate di noi. Ci hanno abbandonato al nostro destino infilandoci un biglietto in tasca con scritto ‘arrangiatevi’. Il nostro urlo di rabbia lentamente sta diventando di rassegnazione. Ma non possiamo fermarci e continueremo a denunciare le follie che stanno accadendo questa estate. Abbiamo chiesto di aggregare personale da fuori, abbiamo chiesto nuovi trasferiti, abbiamo chiesto nuovi mezzi. Nulla di tutto ciò è arrivato, anzi, i servizi sono diventati sempre più gravosi e gli sbarchi sempre più numericamente impegnativi. Nel mese di maggio, in occasione di uno dei primi arrivi, avevamo affermato che se la Sardegna doveva diventare il ‘parcheggio del Mediterraneo’ il nostro Ministero doveva per forza intervenire. Risultato? Silenzio assoluto e nessuna azione, creando una situazione di assoluto pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Considerando che gli sbarchi nell’Isola non sono destinati a diminuire nel breve tempo, l’appello di Agati è urgente e veritiero: “Le istituzioni, le forze politiche, i nostri vertici devono assolutamente intervenire e porre rimedio ad una situazione che rischia di sfuggire di mano da un momento all'altro”. (fm)
(admaioramedia.it)
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