Il 2 febbraio 1948, fu pubblicato, nel quotidiano “L’Unione Sarda”, il seguente trafiletto: “Inaugurazione della sede del Movimento Sociale”. «Con l’intervento di numerosi aderenti e simpatizzanti, in massima parte giovani e giovanissimi, è stata inaugurata ieri mattina la sede della sezione cagliaritana del Movimento Sociale Italiano, sita in via Salita Santa Chiara n. 13 (angolo Piazza Yenne). Hanno parlato, illustrando le finalità politiche e sociali del Movimento che si sintetizzano nella formula “Italia e giustizia sociale”, il commissario provinciale Mario D’Atri, il dottor Mario Pazzaglia e l’ispettore regionale Antonio Podda».
È questa la prima apparizione ufficiale dell’Msi in Sardegna, almeno sulla stampa, a poco più di un anno dalla sua costituzione, il 26 dicembre 1946, in sede nazionale, a Roma. In realtà, il primo atto costitutivo porta la data del 3 dicembre 1946 ed è siglato da un gran numero di rappresentanti di piccoli movimenti nonché di testate giornalistiche vicine al mondo neofascista quali: Rataplan, Il Manifesto, Rivolta Ideale, Rosso e Nero, Asso di Bastoni, Il Meridiano d’Italia ecc.
Ma per tornare alle cose di casa nostra, non è che il Msi sorgesse dal nulla: esso costituiva l’approdo finale di un gruppo umano che, rifiutando le conseguenze scontate prima del 25 luglio, poi dell’8 settembre e infine del 25 aprile, voleva in qualche modo ribadire la fedeltà alle proprie idee, al proprio vissuto personale, ad una visione dell’Italia diversa da quella che si andava prospettando. Questo gruppo militò in un primo tempo nel fascismo clandestino che ebbe a Cagliari il suo punto di riferimento in Mario Pazzaglia, un ex combattente, invalido, che politicamente si era formato nell’esperienza del Guf di Cagliari e nel sindacato fascista. Successivamente, a guerra terminata e in un clima relativamente più tranquillo, almeno a Cagliari, il gruppo, irrobustitosi dell’apporto degli ex prigionieri, soprattutto non collaboratori, e dai reduci di Salò, si collocò sulle nuove formazioni politiche antagoniste e critiche nei confronti del Cln (Comitato di liberazione nazionale), in particolare “L’Uomo qualunque” di Guglielmo Giannini ed il “Partito fusionista” di Pietro Marengo, che si era fatto conoscere in Sardegna attraverso un proprio giornale: “Il Manifesto”. Proprio il Partito Fusionista, ad opera di Mario Pazzaglia, che pure aveva un proprio movimento, “Movimento sardo indipendente dei reduci”, di Antonio Podda, ex prigioniero non collaboratore, e di Arturo Marigo, un ex di Salò venuto in Sardegna come impresario edile, riuscì a creare, tra il 1946 e il 1947, una rete di circa 15 sezioni che coprivano il territorio della provincia di Cagliari. Alla fine del 1947, non senza contrasti interni, gran parte dei fusionisti sardi confluì nel Msi. Del resto, lo stesso movimento nazionale, con circolare del febbraio 1948, dichiarò il proprio scioglimento e la confluenza nel Msi.
Già nella primavera del 1947, dopo una serie di contatti di Antonio Podda con il Msi di Roma, fu steso l’atto costitutivo della federazione provinciale di Cagliari a firma di Antonio Podda, Arturo Marigo, Mario D’Atri, ex ufficiale prigioniero ‘non collaboratore’ in India, Tonino Meloni, volontario della divisione “Giovani fascisti” in Africa settentrionale ed ex prigioniero ‘non collaboratore’ nel campo di Hereford in Texas, e Mario Pazzaglia. Subito dopo il giornale vicino al Movimento, “Rivolta Ideale”, dava la notizia dell’apertura in città della federazione in via Diaz, 115, probabilmente si trattava di un locale di Marigo. Infine, il 22 gennaio nei locali delle scalette di via Santa Chiara fu stilato l’atto costitutivo (con la firma del Commissario straordinario della Federazione provinciale di Cagliari D’Atri) della prima sezione del Msi di Cagliari ed il primo segretario fu il 24enne Tonino Meloni.
La sezione si trovava in un vecchio magazzino, oggi trasformato in enoteca, che comprendeva un salone, un box adibito a segreteria e un bagno. Il tutto arredato molto spartanamente. Fuori l’insegna della fiamma tricolore. Tra i dirigenti della sezione troviamo Giorgio Aime, già giovanissimo esponente di un gruppo del fascismo clandestino, alla stessa stregua di Franco Cabras, entrambi ricopriranno importanti ruoli nell’organizzazione giovanile del partito. Poi Vittorio Pazzaglia, cugino di Mario, Carlo Cardia, allora gestore di un bar in via Pergolesi, gli ex paracadutisti Mamberti e Loddo, lo studente Giorgio Balestrieri, Miro Allieri, fratello di Casimiro, che era stato arrestato nel gennaio 1945 per i moti contro il richiamo alle armi. Tra i tanti frequentatori della sezione si annoverano lo scrittore Marcello Serra, padre Luciano Usai, ex cappellano di Salò, l’imprenditore Marino Cao, Salvatore Delunas, ex prigioniero ‘non collaboratore’ in Inghilterra e futuro esponente del partito a Quartu Sant’Elena, Virgilio Murgia, mitico segretario di tante sezioni cittadine, Mario Piga, farmacista in corso Vittorio Emanuele, Carlo Murenu, ex ufficiale della milizia, Giancarlo Salis, Livio Sorresu, Guidubaldo Guidi, ex ufficiale della Gnr a Salò, Mario Lepedda, Aldo Puxeddu e tanti altri. Veniva curata molto l’attività sportiva e se ne faceva carico l’ex prigioniero Nino Musso, allenatore della squadra di rugby. L’attività era rivolta alla diffusione dei volantini, all’affissione dei manifesti e, soprattutto, a ridosso delle elezioni politiche del 1948, a memorabili scazzottature con i comunisti, nelle quali si distinguevano un gruppo di sordomuti, noti per la loro forza erculea.
Angelo Abis
(admaioramedia.it)