Sabato 3 luglio 1948, esattamente settant’anni fa, a Cagliari, nei locali della Manifattura tabacchi, si aprì il X Congresso del Partito sardo d’azione.
La giornata era torrida, ma non solo per la calura estiva, bensì anche per la tensione che andava montando tra la fazione moderata capeggiata da Giovanni Battista Melis e quella di sinistra di Emilio Lussu. Lo scontro fra i moderati e il gruppo lussiano partiva da lontano. dopo la caduta del fascismo, i sardisti ex sardo-fascisti e quelli antifascisti si erano ritrovati tutti nel ricostruito Psd’Az, senza tanti problemi di coscienza, tant’è che i carabinieri, nel 1945, in una relazione sui partiti politici in Sardegna, comunicavano che il 50% degli iscritti al Psd’Az proveniva dal disciolto Partito nazionale fascista. Il 30 giugno 1944, Lussu rientrò nell’Isola dopo quasi un ventennio di lotta antifascista come leader del movimento “Giustizia e Libertà”, ma ideologicamente approdato alle sponde del classismo marxista e del socialismo, comprese subito che anche i sardi, come del resto tutti gli italiani si apprestavano, senza tanti rimorsi, a superare il fascismo ormai morto, per inserirsi nel nuovo corso della storia d’Italia. La cosa non gli piacque, tant’è che in una conversazione a “Radio Sardegna” affermò: “Dalle file di quelli che per tanti anni dell’era fascista hanno cantato, mangiato e bevuto sull’imperio è tutta una corsa verso i posti di comando. E ricercano, e spesso ritrovano, nei nuovi partiti della democrazia che si riorganizza i posti che hanno perduto nelle quadrate legioni…”.
Invero, Lussu dimenticava le sue originarie simpatie per Mussolini e l’accordo raggiunto col generale Gandolfo per far confluire i sardisti nel movimento fascista. Ma non fu questo che impensierì i suoi compagni di partito, bensì le sue posizioni socialiste e marxiste, il suo insistere nel volersi accodare ostinatamente prima al Partito d’azione e poi al Partito socialista, la sua fortissima ostilità verso quelle frange della base schierate apertamente su posizioni indipendentiste, tanto da pretendere e ottenere, nel 1945, che il partito commissariasse la sezione di Cagliari ed espellesse l’ex segretario provinciale Giovanni Maria Angioy con un gran numero di iscritti. Nell’ottobre 1947, il Partito d’Azione, proprio su indicazione di Lussu, confluì nel Partito socialista per rafforzare il blocco delle sinistre e il leader sardista si propose anche di condurre il Psd’Az ad una alleanza con i socialisti mediante la stipula di un patto federativo. Il 18 febbraio 1948, il direttorio del partito, riunitosi a Macomer in vista delle elezioni politiche del 18 aprile, respinse ogni possibilità di accordo col fronte social-comunista. Alle politiche del 1948, il Psd’Az arretrò vistosamente: ironia della sorte prese più o meno la stessa percentuale di voti (10,3%) ed elesse lo stesso numero di parlamentari (due) che ha conseguito alle elezioni del 4 marzo 2018.
L’offensiva lussiana contro il fronte moderato, in vista del X Congresso regionale, iniziò nel congresso della sezione di Cagliari, ove il segretario Pietrino Melis, fratello di Giovanni Battista, fu sostituito dal futuro esponente socialista Giuseppe Asquer. Si arrivò al congresso del 3-4 luglio con ben cinque mozioni, ma in sostanza lo scontro fu fra chi voleva conservare il partito con tutta la sua specificità storica, culturale ed ideologica e fra chi voleva diluirlo nel grande calderone del marxismo social-comunista in funzione antidemocristiana e antiamericana. Per la mozione “Autonomia socialista” parlò Anton Francesco Branca, noto perché il 20 gennaio 1945, con tanti giovani sardisti e fascisti, capeggiò le manifestazioni di piazza contro il richiamo alle armi dei giovani sardi per combattere contro i tedeschi e la Repubblica di Salò. Le manifestazioni culminarono con l’assalto alla sede del quotidiano “L’Unione Sarda” e con l’uccisione di un agente di polizia. Branca fu arrestato e condannato a due anni di carcere. Nel processo fu difeso da G.B. Melis. Prima che venisse arrestato, latitante, fu nascosto, su richiesta sardista, dal noto esponente neofascista, l’avvocato Bruno Bagedda. Nel suo intervento, Branca attaccò il fronte moderato: “Mentre i firmatari di quella mozione (mozione sardista, nda), indiscriminatamente si appellano a tutto il popolo sardo… noi facciamo appello agli operai, ai tecnici, agli impiegati… Voi avete paura di una parola, paura di affermare che il nostro partito è socialista, ma noi non abbiamo questa paura, anzi vogliamo… che sardismo significa socialismo… non possiamo considerare superato il fascismo perché non permetteremo che Paolo Pili e Putzolu, Endrich, ecc. vengano nelle nostre fila”. Ma l’accusa sostanziale che Branca e Lussu fanno alla dirigenza sardista è quella di stare dalla parte dei ricchi contro i poveri.
Ma G.B. Melis non accetta questa accusa e la risposta si ricava da “L’Unione Sarda” del 4 luglio in un articolo dal titolo:”Drammatiche alternative al congresso sardista. Ancora una volta al X congresso sardista si è gridato ‘fuori Lussu’. Queste le parole di Melis: “Abbiamo lottato per gli umili ovunque fosse necessario! …abbiamo strappato ai comunisti la Camera del lavoro di Nuoro, abbiamo avuto un caduto in questa grande battaglia! Un martire, Peppino Contu”. Contu, figlio unico di un caduto della Grande guerra, era rappresentante del Psd’Az nel sindacato nuorese dei braccianti agricoli e fu ucciso da un gruppo di comunisti che erano stati sconfitti da lui durante le elezioni dei rappresentanti della Camera del lavoro di Nuoro: assassinato a Mamoiada nella vigilia di Natale del 1944. Tornando al Congresso, Lussu capì di essere in minoranza e fece il bel gesto, che racconta un articolo de “L’Informatore del lunedì” del 5 luglio dal titolo “Lussu abbandona il partito”, che cita le sue parole: “La verità è questa: da una parte esce Lussu dall’altra entra Paolo Pili… la corruzione fascista si è impadronita del partito – attorno a questa – grida Lussu afferrando la bandiera – attorno a questo vessillo, che è mio, stanno le grandi anime di Efisio Melis, trucidato a Cagliari. Ho in pugno la sezione di Monserrato, per essa è caduto Giuseppe Zuddas nella colonna di ‘Giustizia e Libertà’…”. E l’articolista del quotidiano chiosa ironico: “…peccato dimentichi Peppino Contu martire, figlio di un dio minore”. I lussiani, abbandonato il Congresso, si recano nel vicino Cinema Olimpia dove fondano il Partito sardo d’azione socialista. Alle regionali dell’8 maggio 1949 il neonato partito di Lussu fu sonoramente sconfitto: elesse tre consiglieri regionali a fronte dei sette del Psd’Az. Nel novembre 1949, Lussu sciolse il partito e confluì nel Partito socialista italiano.
Angelo Abis
(admaioramedia.it)