"Gocce di luna piovute su un mare di piombo/prendono forme di donna. Da voi la luce viene/a voi la luce ritorna". Sono i quattro significativi versi che introducono Ombre di donna, l’opera prima della scrittrice cagliaritana Patrizia Planta, recentemente pubblicato dalla casa editrice Iskra di Ghilarza.
Il volume – che esplora con sensibilità e delicatezza l’animo femminile – è stato presentato a Cagliari, lo scorso 8 marzo, in occasione della Festa della donna: "Non mi aspettavo tanta partecipazione e tanto affetto alla prima presentazione. E' stata una bellissima sorpresa".
Di cosa parla Ombre di donna? Chi sono le protagoniste dei tuoi racconti?
È una raccolta di storie al femminile: alcune sono vere, altre sono storie costruite attorno a situazioni che fanno parte della vita e che ci sfiorano ogni giorno, anche se non sempre ci prestiamo attenzione. Sono donne di vario genere: madri, spose, figlie, donne che ci fanno entrare nel loro mondo interiore, nei loro pensieri, nelle loro paure.
Le storie che racconti sono molto diverse. Qual è quella che ti rappresenta maggiormente?
È una storia intitolata “Il Palloncino”. Parla di una donna che per alleggerire il peso degli impegni quotidiani di moglie e di madre decide di uscire da sola e durante una passeggiata riscopre una parte di sé che si portava dentro da sempre, ma che aveva dimenticato. Riscopre la leggerezza attraverso la semplice visione di un palloncino giallo.
Due dei racconti sono ambientati in Sardegna.
A dire il vero tutti i racconti hanno avuto dentro di me come sfondo Cagliari e le sue vie, ma solo due racconti sono palesemente ambientati nella mia città: “Il Palloncino” descrive viale fra Ignazio, mentre “La Visita” racconta una storia ambientata nel quartiere di Villanova.
Cosa rappresenta per te la Sardegna? Sei legata alla tua terra?
La Sardegna è il luogo dove sono nata e che amo profondamente. Amo il suo profumo di macchia mediterranea, i suoi colori, la sua luce speciale. Amo questa terra così bella, ancora selvaggia e misteriosa.
Hai mai pensato di andare fuori per inseguire i tuoi sogni?
Quando avevo circa vent’anni sognavo l’Africa. Immaginavo di partire laggiù come missionaria per offrire una parte della mia vita a chi aveva bisogno di una mano d’aiuto. Col tempo ho capito che ogni angolo del mondo è terrà di missione per chi ha voglia di dare.
Uno dei racconti parla di una storia vera e riporta il grido della vedova di uno degli agenti di scorta del giudice Falcone ucciso nella strage di Capaci. Cosa ti ha colpito in quella storia?
Sono passati tanti anni da quando ho visto per la prima volta le immagini di Rosaria Schifani, ma non ho mai dimenticato la sua preghiera così accorata rivolta agli assassini di suo marito, ai quali chiedeva tra le lacrime, ma con la dignità di una regina, di pentirsi e inginocchiarsi. Nonostante la sua giovane età, all’epoca aveva poco più di vent’anni, posso dire di avere visto in lei una grande donna.
Nel tuo libro gli uomini sono assenti, a volte crudeli e a volte indifferenti. Sono proprio due mondi che non riescono a comunicare oppure c'è una speranza di dialogo?
E’ vero, gli uomini sono spesso assenti dall’orizzonte femminile, anche quando ne fanno parte fisicamente. Ma il dialogo è non solo una speranza, ma una necessità imprescindibile se si vuole costruire un rapporto che sia vero e non di facciata.
Pari opportunità: pensi che ci siano o che si debba fare ancora molta strada per una vera uguaglianza tra uomini e donne?
Il mio concetto di uguaglianza non è legato tanto al fatto che uomini e donne debbano necessariamente fare le stesse cose, anche se naturalmente non lo escludo, quanto al pieno e reciproco rispetto dei ruoli, che sono diversi e complementari.
Quando hai sentito la voglia di esprimere con la scrittura i tuoi sentimenti? Chi ti ha trasmesso la voglia di scrivere?
Ho sempre tentato di esprimere attraverso la scrittura i miei sentimenti e le mie emozioni segrete. Mio padre è stato un esempio in questo senso perché mi ha trasmesso il suo amore per la poesia.
Non sempre chi scrive è anche un attento lettore. Tu lo sei? Quale libro ha maggiormente formato la tua identità e il tuo carattere?
Sì, amo leggere e ho letto di tutto, quasi senza distinzione, fin da bambina. Crescendo ho imparato a selezionare. Un libro che mi ha segnato è stato il Diario di Anna Frank, regalato da mio padre quando ho compiuto otto anni. Una lettura forte, che ha lasciato tracce indelebili nella mia anima. Soprattutto una grande luce di speranza nell’essere umano, nonostante tutto.
Cosa pensi del mondo della cultura in Sardegna? Qual è il tuo punto di riferimento letterario?
La Sardegna è da sempre una terra di grande cultura. Essere sarda è per me motivo di orgoglio. Un riferimento letterario per me fondamentale e sempre attuale è Grazia Deledda, la prima donna in Italia a ricevere il Premio Nobel per la letteratura.
I racconti del tuo libro sono stati scritti qualche tempo fa: ti rispecchiano ancora oppure sei cambiata rispetto a quando li hai scritti? Hai in cantiere un altro libro?
I racconti forse non mi rispecchiano più, ma le emozioni che li hanno ispirati rimangono sempre vive dentro di me. C’è qualcosa che ribolle dentro e che pian piano prende forma. I racconti credo siano la formula giusta per questa generazione forse avara di tempo. Ma non escludo la possibilità di cimentarmi con un romanzo. Chissà…
Corto Maltese
(admaioramedia.it)
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