L’importante è scaricare sugli altri le proprie incapacità. E’ quanto fanno gli esponenti della Giunta regionale, la peggiore della storia autonomistica, che attribuiscono ad altri tutti i loro, continui, errori. Pigliaru in testa, se le cose vanno male “la colpa non è certo nostra”. Per l’assessore all’agricoltura, donna dal carattere ‘difficile’, riconoscere i propri errori è impossibile. Quindi, se le cose non vanno come devono, la colpa è sempre di ‘qualche altro’.
Gli agricoltori sardi attendono, con ansia, i contributi comunitari, essenziali per tirare avanti; ma i fondi europei tardano ad arrivare. “Ci sono molte irregolarità nelle domande – dice l’Assessore – l’Argea (l’agenzia regionale che autorizza il pagamento dei premi europei, per i diversi interventi, nda) controlla tutto con grande serietà e velocità; ma è l’Agea, l’agenzia nazionale per gli interventi comunitari, che non eroga”. E gli agricoltori, con l’acqua alla gola, continuano ad aspettare.
Le ‘irregolarità’ contestate, prevalentemente, sono causate dalla mancata ‘corrispondenza’ tra le superfici aziendali indicate nelle diverse domande e quelle rilevate dal Sian, il servizio informatico nazionale, che gestisce l’intera banca-dati dell’agricoltura italiana. Le superfici aziendali e le diverse colture vengono ‘rilevate’ dai satelliti ed inserite, dagli esperti nazionali nel ‘grande archivio’, per essere poi ‘confrontate’ con le domande aziendali annuali. Quando i dati non coincidono, si verifica una ‘anomalia’ che blocca la domanda. Periodicamente, ogni due o tre anni, il Sian effettua un nuovo rilevamento, il cosiddetto refresh, ed i conti non tornano, perché basta un angolo leggermente diverso per ‘spostare’ i confini aziendali anche di un centinaio di metri ed, a quel punto, è difficile che i contorni delle singole ‘particelle’ di terreno o le diverse colture, rilevati dai satelliti, coincidano con quelli delle dichiarazioni aziendali. Quindi, blocco delle pratiche e rinvio dei pagamenti.
Nei ‘confronti diretti’ con i tecnici del Sian le differenze si appianano, perché è facile mostrare sul terreno, o sulle stesse fotografie satellitari, punti fissi (strade, fiumi, chiese, case, paesi) che non possono essere spostati, o ignorati, facilmente. Le cose, quindi, tornano a posto, ma dopo anni. Lo stesso semplice accertamento non lo possono fare i tecnici regionali, chiamati a controllare le richieste di contributo? E’ un compito troppo gravoso? Forse è meglio accettare passivamente le indicazioni ufficiali ed aspettare che siano altri a risolvere questi problemi. Ed a nulla valgono le lamentele degli operatori del settore. Quelli che protestano, anzi, ordinariamente sono inseriti in un elenco di ‘cattivi’. Non solo, quindi, la colpa ‘è sempre degli altri’, ma anche cercare di difendere i propri diritti ‘è severamente vietato’. Sudditi, insomma, non cittadini, senza diritti e costretti sempre a subire soprusi. “Tanto la colpa è sempre di altri”.
Cochise
(admaioramedia.it)