Un pensionato sardo prende in media oltre 200 euro in meno rispetto a un pensionato del nord Italia e nella nostra isola il 23% degli anziani vive da solo. Povertà, solitudine, non autosufficienza ed emarginazione sono i problemi più evidenti che colpiscono le fasce più anziane della popolazione sarda, anello sempre più debole in una regione dove la povertà continua a crescere inesorabilmente. Il grido d’allarme è arrivato oggi dai pensionati sardi aderenti alla FNP-Cisl (Federazione Nazionale Pensionati ) che ad Olbia, durante il X Congresso regionale della categoria, hanno presentato una serie di pressanti richieste alle istituzioni raccontando con numeri e statistiche una realtà che nella nostra regione continua ad aumentare: quella degli ultrasessantacinquenni, la parte più debole della popolazione sarda e a forte rischio povertà.
La categoria dei pensionati rappresenta oggi il 22,10% dei residenti in Sardegna: sono infatti poco più di 364 mila gli over 65, di cui oltre il 56% donne. E’ stato il segretario generale della FNP-Cisl Piero Agus a mettere sul tavolo problemi, aspettative e proposte della categoria evidenziando che la media di una pensione privata INPS Sardegna è intorno a 715 euro mentre la media nazionale è di 839euro, notevolmente distante dalla media dell’Italia settentrionale (903,55 euro nel nord-est e 992,92 nel nordovest). In Sardegna in pratica l’importo medio di una pensione è circa il 17% in meno della media nazionale e quasi il 38% in meno rispetto al settentrione.
Allarmanti anche i dati sulla povertà relativa, che in Sardegna negli ultimi 12 anni è aumentata addirittura di 6,5 punti percentuali. Situazione ancor più grave se si osserva la povertà familiare: nel 2015, stando all’Istat, circa 107.400 famiglie sarde si trovavano in condizioni di povertà relativa. Infine c’è, secondo la Cisl, un’altra situazione di rischio che caratterizza gli anziani: la solitudine. In Sardegna quasi il 23% delle persone anziane sono sole.
Per questi motivi i pensionati sardi della Cisl hanno presentato sei richieste, 5 rivolte al governo e una alla Regione. Al Governo si chiede la separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale, la modifica del sistema di governo dell’INPS e del ruolo delle Parti Sociali, l’introduzione di un nuovo “paniere” per i pensionati (quello che viene preso come riferimento base per le rivalutazioni delle pensioni è ormai obsoleto e non veritiero), la pensione per le giovani generazioni con l’eventuale introduzione di una pensione contributiva di garanzia; l’APE social, cioè la pensione anticipata. Alla Regione la FNP Cisl chiede invece una maggiore attenzione al territorio. Il sindacato dei pensionati ha deciso di rilanciare la vertenzialità territoriale considerata “la strada maestra per tutelare le fasce più deboli della popolazione“. (red)
(admaioramedia.it)