Esaminando la non soddisfacente situazione del turismo in Gallura – dove si lavora solo quattro mesi all’anno (84,4%), in agosto vengono occupati un terzo dei posti letto disponibili, lo IU (indice di utilizzazione) ad Arzachena è 66,0, nell’intera zona 68,9 – e la proposta fatta dall’Unione dei Comuni alla Regione di un programma per lo sviluppo ‘non solo mare’ si può osservare che, malgrado questa sia la principale attività, gli interessati finora non hanno avuto la capacità e la volontà per fare una promozione valida, per uscire da una visione localistica e strapaesana.
Un singolo Comune o Azienda, per quanto dotati, non hanno sufficienti attrattive per ampliare l’attività turistica, ognuno fa propaganda del suo territorio, delle sue attrattive, privilegiando gli aspetti marino-balneari. Manca un quadro d’insieme, manca un contatto con la zona interna, che ha aspetti non meno attraenti e importanti di quella costiera, manca un ritratto che racconti la storia della regione, mentre invece è necessario un progetto, scendere sui particolari, sui dettagli operativi. Speriamo che la Regione e gli Assessorati competenti si rendano conto del problema e propongano un’azione unitaria su un territorio più vasto, anche se non è questione tanto di programmi ma di fare qualcosa di concreto.
La Gallura ha un’immensa ricchezza nello straordinario ambiente e paesaggio, che va molto oltre la pur eccezionale bellezza del mare o delle coste. Non è molto ricca invece per quanto riguarda i reperti dell’antichità e culturali, anche se vi sono alcuni importanti siti archeologici come i ‘circoli di pietra’ della «cultura di Arzachena», i dolmen di Luras o i monumenti nuragici in alcune zone e i pochi resti del periodo romano a Olbia. Ben poco del periodo giudicale con pochissime chiese romaniche e dei periodi successivi o monumenti (in quell’epoca, la regione fu scarsamente popolata). La caratteristica maggiore è la «civiltà degli stazzi». Sono pochi i musei, l’Archeologico di Olbia, con aperture sporadiche, e quelli di Aggius, Luras e Tempio, qualche museo diocesano e parrocchiale, e ben poco di altro. Ad Arzachena vi è un museo naturalistico, per ora chiuso, che dovrebbe estendersi anche all’archeologia. Senza voler sminuire gli altri, l’unico di buon rilievo è a La Maddalena, il Compendio Garibaldino di Caprera.
Tutto questo, obiettivamente, non basta per creare un prodotto attraente per tutto l’anno e per un pubblico diverso da quello interessato a mare e coste, anche per età e abitudini. Bisognerebbe valorizzare altri temi. Oltre a quelli culturali, il sentierismo, le escursioni a cavallo, il trenino verde, l’enogastronomia. Il discorso potrebbe migliorare se l’offerta fosse ampliata alle zone e località vicine, l’Anglona ed il Monteacuto per esempio, ma non solo, ricche di ambienti culturali importanti e poco conosciuti mentre non sono molto dotate di impianti ricettivi. Quel che bisogna trovare è il modo di interessare anche quelle zone creandovi posti di lavoro, far visitare i vari siti archeologici, le tante bellissime chiese romaniche e di altri periodi, gli altri monumenti. Ritorna anche il tema del golf perché nella zona si potrebbero realizzare almeno cinque o sei campi, o più, senza investimenti immobiliari, senza danneggiare l’ambiente ed il paesaggio.
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)
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