Dal 2016 ad oggi, la Sardegna ha visto un aumento del 15% sugli arrivi internazionali: il 74% dei turisti sono attratti dal mare e dalle spiagge, il 10% dall’enogastronimia e solo l’8% arriva nell’Isola per il suo patrimonio artistico, culturale e archeologico. I dati, provenienti dal dossier di Cna Sardegna, si rivelano critici se confrontati con quelli della Sicilia (54% dei turisti attratti dal patrimonio artistico), Calabria (34%) o Puglia (30%). E’ evidente che la Sardegna, ancora oggi, non riesce a superare gli stereotipi di una terra attrattiva solo per il mare, e non per la mancanza di siti culturali visto e considerato che sono presenti ben 248 siti contro i 257 della Sicilia.
“Il problema della Sardegna, oggi, è riuscire ad affrancarsi da un’immagine unicamente incentrata sul sole e sulla bellezza del proprio mare – spiegano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, presidente e segretario regionale della Cna Sardegna – Anche nel confronto con altre realtà del Sud, nel turismo della Sardegna manca l’elemento storico-culturale e artistico, fortemente presente, ad esempio, in regioni competitor come la Puglia e la Sicilia dove le presenze straniere sono distribuite più omogeneamente nel corso dell’anno. Alla nostra regione non manca certo il patrimonio, ma la consapevolezza, e forse anche la volontà, di puntare sulle sue enormi ricchezze e sul rinnovamento di un’immagine ormai stereotipata”.
Anche per quanto riguarda la destagionalizzazione dello sviluppo turistico sono evidenti le differenze: in Sardegna il 61% delle presenze nazionali si è accentrata nei mesi di luglio e agosto e il 31% in bassa stagione; il 56% dei turisti stranieri è arrivato nei mesi di spalla e il 44% in alta stagione. In Sicilia, invece, il 70% delle presenze straniere si è concentrata in bassa stagione, mentre in Puglia il dato arriva al 65%. Per comprendere tale fenomeno è necessario analizzare le spese di viaggio: mediamente i costi sostenuti dai turisti stranieri giunti in Sardegna, incluse quelle per i trasporti interni, sono state di circa 340 euro a persona, molto superiori agli 83 spesi per raggiungere la Liguria o ai 295 della Puglia e inferiori ai 380 euro della Sicilia o ai 400 di Calabria e Toscana. Per quanto riguarda l’alloggio, la spesa media in Sardegna è pari a 49 euro a notte, come Sicilia (50 euro) e Toscana (46), contro i 19 della Calabria, i 25 della Puglia e Marche e i 39 dell’Emilia Romagna. Molto minori, invece, le spese giornaliere per la ristorazione: 17 euro al giorno in Sardegna, contro i 29 euro in Liguria e i 24 di Toscana e Emilia Romagna. Il dossier della Cna riferisce inoltre che nel 2016 i turisti hanno speso circa 56 euro per musei sardi, escursioni e intrattenimento e circa 100 per gli acquisti, mentre in Toscana hanno speso 70 euro per lo svago e 120 per gli acquisti, 62 e 233 euro in Calabria.
I dati non scoraggiano Piras e Porcu che credono nelle potenzialità dell’Isola su altre nicchie emergenti come turismo enogastromico, turismo sportivo, naturalistico e della salute, congressi e fiere: “Per cogliere le sfide del mercato – concludono – è necessario promuovere un’immagine nuova e moderna dell’Isola, indirizzata ad un target turistico che vada oltre la classica vacanza in un resort o in un villaggio vacanze. Inoltre la valorizzazione delle filiere agroalimentari e dell’artigianato tipico deve essere elemento centrale per una strategia di medio-lungo termine efficace e funzionale ad un’idea di sviluppo turistico moderno, equilibrato e sostenibile”.
Martina Corrias
(admaioramedia.it)