In 15 giorni già per 3 volte è stato dichiarato, dal neonato centro di coordinamento regionale della Protezione civile, l'allerta rosso (quello che in America si dichiara per gli uragani di forza 5 tipo Katrina, che devastò New Orleans, causando 1.800 morti).
Molti sindaci, sui quali si ribalta così la responsabilità, applicano il Piano comunale di protezione civile e chi non lo ha fa ordinanze di chiusura di scuole, di uffici pubblici, di strutture sanitarie, di mercati, di esercizi commerciali. Alcuni per non sbagliare chiudono tutto, probabilmente, aumentando i rischi per la popolazione.
Così a meno di un mese dall'inizio dell'anno scolastico alcuni sindaci hanno chiuso per 6 giorni le proprie scuole (in pratica una settimana su quattro). Di questo passo in Sardegna per completare le giornate previste dal calendario scolastico si dovranno far lezioni sino a fine agosto. Senza considerare il rischio che, i continui "al lupo, al lupo", portino i cittadini a non assumere più i corretti comportamenti di autoprotezione, quando realmente ci saranno rischi per la perdita di vite umane.
Credo sia necessario che, come avviene in altre regioni, gli allerta siano meglio ponderati e, soprattutto, mirati alle aree realmente a rischio alluvione (Olbia, Capoterra ecc.) e non estese a macroaree o addirittura all'intera Sardegna. Soprattutto se questa prassi serve solo a garantire chi gli allarmi li dichiara ed a scaricare su altri le proprie responsabilità… un po' come fanno alcuni medici che prescrivono farmaci, analisi, radiografie ecc., non perché ritengano che servano realmente, ma solo per evitare che un domani qualcuno li accusi di non averlo fatto.
Franco Cuccureddu – Sindaco di Castelsardo
(admaioramedia.it)
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