Contese territoriali da quattro soldi, servizi essenziali come quello della raccolta dei rifiuti diversi per ogni comune, dispute sulla polizia locale. La lista sarebbe lunga. Il concetto è molto semplice: l’Unione dei Comuni, quell’entità creata per “unire le forze” dei paesi del Sarrabus zoppica vistosamente mentre il campanilismo, specie ad alti livelli, è duro a morire.
Se l’Unione non funziona, se la tendenza, dannosissima per il territorio è quella di curare ognuno il proprio orticello, spesso a discapito dei vicini, allora la soluzione per salvare il Sarrabus e i suoi paesi dall’anonimato (che comporta contare come il due di picche in tutte le sedi, da quella provinciale a quella europea) è quella di sciogliere i singoli comuni e fondare una sola unica, grande e forte entità municipale, un comune unico, il cui territorio ricomprenda tutti i cinque comuni del Sarrabus.
Utopia? Può darsi. La stampa locale, nello specifico il mensile “La Voce del Sarrabus”, da sempre attento alle tematiche relative al funzionamento dell’Unione dei Comuni, ha provato in questi ultimi dieci anni ad alzare la voce contro il campanilismo fino ad ipotizzare un comune unico: “Il fatto è – si legge un articolo di fondo pubblicato a novembre 2012 dal mensile – sempre secondo la percezione dei cittadini, che i singoli comuni, in fondo in fondo, si fanno sempre gli affari propri e che la tanto sbandierata collaborazione è solo una bella parola. Del resto il “matrimonio”, se così vogliamo definirlo) fra “fantastici cinque” non si può dire che sia stato consensuale ma piuttosto imposto dalla legge che ha stabilito la “collaborazione” fra i piccoli comuni confinanti. E allora ci si chiede: che ce ne facciamo di un ente senza poteri o quasi? O i cinque paesi si uniscono per fare un unico, grande e forte comune oppure ognuno vada per la propria strada e si tengano i propri gonfaloni e i propri campanili“.
Nell’aprile del 2013, in un’intervista apparsa sempre su “La Voce del Sarrabus”, l’allora sindaco di Villaputzu, Fernando Codonesu propone la fusione per lo meno dei comuni di Villaputzu, Muravera e San Vito. “I campanilismi dovrebbero essere messi definitivamente da parte – dichiarò allora Codonesu – Abbiamo una storia comune e soprattutto abbiamo il Flumendosa che, lungi dal dividerci, dovrebbe essere un elemento di unione. San Vito, Villaputzu e Muravera sono destinato a svilupparsi verso il Flumendosa. Così facendo, si va verso un’unione fisica dei tre centri sarrabesi e allora perchè non arrivare ad un unione politica? Conteremo sicuramente di più a livello regionale, avremo un potere di contrattazione ben superiore a quello attuale. Un unico sindaco, un solo consiglio comunale: il futuro, a mio parere è questo. Dovremo valutare attentamente la questione senza essere vincolati da vecchie logiche. A livello amministrativo, gli attuali comuni dovrebbero diventare delle circoscrizioni in grado di fornire tutti i servizi ai cittadini“.
Il dibattito in questi giorni si è riacceso, complici, forse anche le vicende dell’ospedale e un post sui social network (autore Massimiliano Nibbio, muraverese, tra l’altro membro del coordinamento per la difesa dell’ospedale San Marcellino) sta facendo discutere e riflettere. “La legge 56/2014 disciplina l’accorpamento di due o più Comuni contigui che diventano in questo modo un comune unico. Per poter istituire un “unico comune” mediante il principio della “fusione” bisogna essere in possesso dei seguenti requisiti: i territori devono essere contigui e appartenere alla stessa provincia; gli obiettivi che si intendono perseguire sono di tipo organizzativo, gestione dei servizi e funzioni. La competenza di istituire nuovi Comuni è riconosciuta dalla Regione. E’ appunto la legge regionale, sentite le popolazioni interessate, a disporre l’istituzione di un nuovo comune. Ci possono essere dei vantaggi anche economici? Innanzitutto un contributo regionale: pari a 350mila euro annuali per i primi 3 anni che scendono a 200mila per i successivi 12 anni. Contributo statale: Lo Stato eroga, per un periodo di dieci anni, un contributo straordinario commisurato al 20 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per il 2010 ai comuni che hanno dato luogo alla fusione (circa 800mila all’anno per 10 anni). Il totale dei trasferimento ammonta a circa 9 milioni di euro in quindici anni. Se questi dati fossero confermati si potrebbe studiare un mega progetto per unire i nostri comuni? Ecco l’elenco dei Comuni già approvati di prossima istituzione: 1º gennaio 2018, * Alta Val Tidone (PC) (Caminata, Nibbiano e Pecorara) – Popolazione 3.163 * Cassano Spinola (AL) (Cassano Spinola e Gavazzana) – Popolazione 1.964 * Montalto Carpasio (IM) (Carpasio e Montalto Ligure) – Popolazione 539 * Sèn Jan di Fassa (TN) (Pozza di Fassa e Vigo di Fassa) – Popolazione 3.465; 1º gennaio 2019, * Terre d’Adige (TN) (Zambana e Nave San Rocco) – Popolazione 3.122; 1º gennaio 2020, * Novella (TN) (Cagnò, Revò, Romallo, Brez e Cloz) – Popolazione 3.650 * San Michele all’Adige (TN) (San Michele all’Adige e Faedo) – Popolazione 3.662 * Ville di Fiemme (TN) (Carano, Daiano e Varena) – Popolazione 2.505 * Alta Val di Non (TN) (Castelfondo, Fondo e Malosco) – Popolazione 2.562. Ecco di seguito alcune proposte di fusione di comuni:* Proposta di fusione tra Collepietro, Popoli e San Benedetto in Perillis, 5.615 abitanti; tra Pratola Peligna, Prezza e Roccacasale, 9.622 abitanti; tra Casacanditella, Fara Filiorum Petri, Pretoro, Rapino e San Martino sulla Marrucina, 6.500 abitanti“.
Proposte, sia quelle più datate, che quella di questi giorni, che meritano di aprire un dibattito. Cosa ne pensano amministratori e cittadini? Lo chiede ai suoi lettori il quotidiano on line “Il Sarrabus” Chiedendo un contributo di idee e/o di proposte da inviare alla mail ilsarrabus@libero.it o postando un commento nella bacheca facebook del giornale.
Michele Garbato
(admaioramedia.it)