Diciamo la verità, lo storytelling di Renzi a Sassari per la firma del Patto per la Sardegna non ha scaldato il cuore, a parte l’emisfero del centro-sinistra e nemmeno tutto. L’opposizione ha parlato dei soliti ‘titoli’ (anche senza slide), altri hanno intravisto un mix fra risorse nazionali troppo spalmate negli anni ed altre già della Regione, altri ancora hanno utilizzato la metafora della ‘scommessa’ per dire, un po’ come ha riconosciuto l’assessore Maninchedda, che se la Regione non si fa trovare pronta con i progetti ‘cantierabili’ i soldi voleranno via ad una velocità di gran lunga superiore a quella con cui sono arrivati.
Senza voler fare i corvi per forza, bisogna però riconoscere che nel famoso scrigno, con dentro i quasi 3 miliardi, ci sono anche alcune cose che non quadrano, soprattutto in tema di energia e trasporti. Sull’energia, sembra che la Sardegna si stia infilando, con la scelta dei rigassificatori, in una strada senza uscita già sperimentata col suo carico di insuccessi in Regioni come la Toscana, il Friuli Venezia Giulia e la Puglia: progetti finiti per aria dopo anni ed anni di confronti, dibattiti, burocrazia, consulenze e soldi a non finire. Sicuramente si faceva prima a fare un accordo con lo Stato in cui, prendendo atto che l’energia in Sardegna costa il 30% in più rispetto all’Italia perché non c’è metano, si corregge questo squilibrio e si affida il compito di aggiornare i prezzi all’apposita Autorità in base all’andamento del mercato. Punto.
Sui trasporti, cioè essenzialmente continuità territoriale, non si è capito se i soldi aggiuntivi che metterà lo Stato nel trasporto aereo (30 milioni l’anno per 4 anni) basteranno e per fare cosa, tenendo presente anche che teoricamente nel 2017 potrebbero tornare le tasse di imbarco, per cui lo Stato si riprenderebbe da ogni biglietto dei Sardi almeno una (buona) parte dei famosi 30 milioni. Per non parlare di tutta la partita del settore marittimo che per l’Isola vuol dire certamente passeggeri ma anche merci. In poche parole, Renzi ha detto a Sassari di aver lavorato su un dossier preparatogli da Pigliaru col ‘taglio’ dell’economista. Ma è proprio su materie strategiche per la Sardegna e per la sua economia che il dossier prima ed il Patto dopo appaiono più deboli, costruiti più per risultati politici di breve termine che capaci di indicare una prospettiva forte per il futuro. Il brutto è che forse non si vedranno né gli uni né l’altra.
SardoSono
(admaioramedia.it)
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Rosalba Serra
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