La direzione generale dell’Inps, in una lettera inviata alla Presidenza del Consiglio regionale, ha risposto alla richiesta di un’immediata sospensione del piano di decentramento territoriale delle sedi e l’apertura di un tavolo di confronto con il Ministero del Lavoro e l’Istituto di previdenza per ridiscutere la riorganizzazione dei servizi in Sardegna: «La risposta dell’Inps – ha detto il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau – non ci soddisfa e riteniamo necessario portare avanti insieme ai territori coinvolti ogni azione utile volta ad impedire la chiusura delle sedi decentrate dell’isola».
L’istanza era stata rivolta al massimo rappresentante dell’Assemblea sarda dai sindaci dei comuni, sedi delle strutture periferiche dell’Inps, dai rappresentanti dei comitati provinciali Inps, dalle organizzazioni sindacali, dalla Confindustria e dalla Confapi, durante un’assemblea alla quale aveva partecipato anche la direttrice regionale dell’Istituto. Il progetto di riorganizzazione degli uffici territoriali prevede la trasformazione in punti Inps di otto agenzie (Isili-Senorbì, Tempio, Alghero, Ozieri, Ghilarza, Sorgono, Siniscola, Macomer) e il possibile ridimensionamento di quelle di Assemini, Carbonia e Lanusei, in base ai nuovi parametri per il mantenimento degli attuali presidi nei territori, introdotti dal Regolamento di attuazione del decentramento territoriale, approvato dall’Inps lo scorso 21 settembre. Un piano di riordino fondato su tre pilastri: la presenza di una popolazione residente superiore ai 60mila abitanti (attualmente sono 28mila); una pianta organica di almeno 10 dipendenti; la possibilità, per almeno il 60% della popolazione, di raggiungere una struttura Inps della stessa provincia in meno di mezzora, partendo dal comune di residenza con un mezzo proprio. La permanenza di un’agenzia dell’Istituto nel territorio, secondo le indicazioni della Direzione generale dell’Inps, sarà condizionata dalla presenza di almeno due delle tre condizioni.
Nella risposta, l’Ente previdenziale ha ribadito che “il nuovo regolamento rientra in un più ampio progetto di ripensamento dell’articolazione dei processi produttivi dell’Istituto, segnando il passaggio da una situazione in cui ogni struttura era chiamata a coprire potenzialmente tutti gli ambiti operativi, ad un modello che prevede invece operatività differenziate tra le diverse sedi dell’Istituto”. Ma Ganau non è soddisfatto:«Quanto ribadito dai vertici dell’Istituto non ci conforta perché questa riforma così strutturata è inadeguata per la Sardegna e i presunti risparmi non riuscirebbero a coprire l’aumento dei costi sociali che potrebbero triplicare. Faremo sentire la voce della Regione nelle sedi opportune e anticipo azioni forti da parte del Consiglio regionale che porterà avanti le istanze dei territori interessati». (red)
(admaioramedia.it)