Atto finale al Tribunale di Cagliari nella guerra tra i tre soci della Psocure srl che, dopo un breve cammino insieme, si erano divisi: da una parte Gianluigi Mocci e Giancarlo Muscas, dall’altra Antonello Basciu, trascinato davanti ai giudici per aver cominciato, da febbraio 2016, a commercializzare, attraverso altre due società (Psotherapy srl e Bma srl) da lui controllate ed all’insaputa degli altri due, gli stessi prodotti. Azione che Mocci e Muscas avevano definito “gravi abusi ed illeciti concorrenziali”.
L’attività era partita come attività artigianale nel 2011 e dopo alcuni anni era diventata una società creata per commercializzare una linea di prodotti, a base di una miscela di estratti vegetali biologici (brevettati sin dal 2011), per curare la psoriasi, sicuramente tra le malattie più difficili da trattare rispetto ad altre dermatiti.
Durante la scorsa estate era arrivata la sentenza che aveva dato ragione ai due ricorrenti, accogliendo il ricorso d’urgenza presentato dalla Psocure srl: le due società di Basciu venivano considerate responsabili di gravi abusi e di concorrenza sleale. Il dispositivo aveva intimato di restituire ai vecchi soci il dominio internet, compresi gli indirizzi mail, del quale l’ex socio si era impadronito essendo il responsabile web della società, ed a “rimuovere in via immediata dai siti internet ogni riferimento al nome o al marchio ‘Psocure’ ed ai prodotti distribuiti dalla società ricorrente”. Aveva, inoltre, vietato “di vendere a terzi prodotti con il marchio ‘Psocure’, nonchè di commercializzare prodotto che per denominazione, immagine e confezione siano imitazione di quelli venduti dalla società ricorrente”, abbinando una sanzione di 1.000 euro per ogni giorno di ritardo, oltre al pagamento delle spese processuali.
Lo scorso 1° febbraio, il Tribunale di Cagliari ha rigettato il reclamo rispetto alla sentenza di condanna presentato dalle società del socio ‘scissionista’, condividendo integralmente le motivazioni del primo verdetto: “Gli elementi istruttori acquisiti ed evidenziati dal primo giudice rendono infatti altamente improbabile che Bma e Psotherapy abbiano il diritto o la facoltà di (continuare a) commercializzare sui propri siti prodotti a marchio Psocure”. In particolare, “Bma per esserle stato legittimamente revocato (visto le gravi condotte imputate al suo amministratore e sostanzialmente ammesse) l’incarico di gestire il settore web e commerciale di Psocure”.
“Non esiste alcuna ragione che giustifichi la revoca – si legge nella sentenza – Sono in particolare irrilevanti tutte le argomentazioni esposte a proposito della titolarità del sito web restituito a Psocure”. Ora la battaglia potrebbe spostarsi in altre aule per ottenere il rapido pagamento dei danni e per gli eventuali risvolti penali. (red)
(admaioramedia.it)