Dopo una lunga marcia, con tante fermate e numerosi intoppi, la riforma della rete ospedaliera è arrivata al traguardo: la maggioranza di centrosinistra quasi compatta (ha perso solo i pezzi di Campo progressista: Busia ha votato contro ed Agus si è astenuto) l’ha approvata in Consiglio regionale con 30 voti favorevoli. Contro l’opposizione (20 voti), a cui non si è unito solo Gallus del Psdaz, che si è astenuto perché soddisfatto dei “miglioramenti apportati per la sanità oristanese”.
Ovviamente, raggiante l’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru: “Dopo vent’anni la Sardegna ha una nuova organizzazione dell’offerta ospedaliera, con 4.101 posti letto pubblici per acuti (dagli attuali 4.758) e 542 per post acuti (attualmente sono 147). Nessun taglio di ospedali né di servizi, con la riforma l’assistenza sarà potenziata e diversificata”.
“Fare riforme è difficile e faticoso – ha commentato il presidente Pigliaru – Quando mancano il coraggio e la visione, quando l’essere intrappolati nei veti reciproci rende incapaci di autoriformare le proprie istituzioni, il ritardo economico persiste e si rimane indietro. La nostra maggioranza ha dimostrato ancora una volta di avere coraggio e visione, dando alla Sardegna una riforma attesa da vent’anni e di cui andiamo particolarmente orgogliosi. Abbiamo sempre tenuto fermo l’obiettivo: non è tagliare, ma dare ai nostri cittadini una sanità più organizzata e di alto livello, offrire servizi migliori e rendere meno frequente la necessità di andare a curarsi in giro per l’Italia o addirittura per l’Europa. I risparmi arrivano dall’eliminazione degli sprechi, perché ogni perdita di soldi significa meno servizi e meno qualità”.
Il testo approvato mete alla base della riforma il ‘sistema a ruota’ con un centro principale e centri di riferimento collegati. L’offerta assistenziale vede due hub principali, uno al nord, in capo all’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari, e il secondo al sud, con l’Azienda Brotzu. In questi due hub, cosiddetti Dipartimenti di emergenza e accettazione, si eseguono tutte le prestazioni di alta specializzazione. All’Aou di Sassari sono collegati gli ospedali San Francesco di Nuoro (con servizi di II livello); il Giovanni Paolo II di Olbia, con il Paolo Dettori di Tempio come struttura di completamento (quindi con alcuni servizi di I livello); il nodo della Rete costituito dagli ospedali di Alghero e Ozieri, che dal prossimo anno saranno a tutti gli effetti ospedali di I livello.
Il Dea dell’Azienda Brotzu comprende gli ospedali Businco, come centro di riferimento regionale per le patologie oncologiche, l’Antonio Cao, riferimento regionale per le patologie pediatriche, il San Michele, riferimento regionale per le emergenze-urgenze. In rete con l’Azienda lavoreranno il Santissima Trinità di Cagliari, il Policlinico dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, il Sirai di Carbonia con il Cto di Iglesias, il N.S. di Bonaria di San Gavino, il San Martino di Oristano, il nodo della Rete di Lanusei, con l’ospedale N.S. della Mercede, che manterrà tutti i servizi di I livello che ha attualmente.
La riforma riconosce il ruolo degli ospedali cosiddetti di zona disagiata (Mastino di Bosa, San Giuseppe di Isili, Paolo Merlo di La Maddalena, San Marcellino di Muravera, San Camillo di Sorgono) mantenendo i servizi: ci saranno il Pronto soccorso, la Medicina generale, la Chirurgia con posti dedicati, la Radiologia, il Laboratorio. Per il Delogu di Ghilarza, l’Alivesi di Ittiri e l’ospedale Civile di Thiesi la riforma prevede un ruolo di centro di emergenza territoriale, con ospedali di comunità per le due strutture sassaresi, mentre il Delogu mantiene 20 posti letto, con Medicina e Chirurgia. (red)
(admaioramedia.it)