A due anni esatti dall’avvio dell’Azienda per la tutela della salute, quali siano i risultati della riforma sanitaria lo dicono, più degli eventi autocelebrativi organizzati dal direttore generale Moirano per sostenere la campagna elettorale del centrosinistra, le feroci resistenze che la candidatura alle regionali dell’Assessore della Sanità uscente ha incontrato nel suo partito di appartenenza.
L’imbarazzo del centrosinistra, dove tutti fanno a gara per disconoscere quanto fatto in questa legislatura, è quello di chi conosce la situazione che si vive ogni giorno nei territori e non soltanto la sua narrazione addomesticata a uso e consumo del Palazzo. Moirano è stato assunto con un compito preciso e non si può negare che lo stia portando avanti egregiamente: porre in essere l’idea di sanità dell’assessore Arru, operando sottotraccia e infischiandosene degli orientamenti espressi dal Consiglio regionale, compagine di maggioranza compresa. Il ‘braccio armato’ dell’Assessore sta attuando puntigliosamente quel disegno che vuole l’offerta sanitaria pubblica concentrata a Cagliari e a Sassari, ma non certo nelle strutture in carico all’Ats, che pure nei due capoluoghi sono in fase di sostanziale dismissione (si vedano i casi degli ospedali Marino e Binaghi di Cagliari).

L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, e il dg dell’Ats, Fulvio Moirano
E’ in periferia, però, che si può toccare con mano in cosa consista veramente la riforma pensata da Arru e messa in pratica da Moirano, tra reparti chiusi per mancanza di medici e infermieri, macchinari che funzionano a singhiozzo poiché privi di manutenzione e perché, in caso di guasto, non sono disponibili i pezzi di ricambio, attrezzature e farmaci inesistenti, e così via. Laddove il Consiglio regionale ha deciso di tenere in vita i piccoli ospedali periferici, ci sta pensando il tandem Arru-Moirano a metterli nell’impossibilità di operare, lasciando interi territori privi dell’offerta assistenziale prevista nel Piano per la riorganizzazione della rete ospedaliera votato dall’Assemblea.
Si mette in pratica così quel modello di sanità in cui l’accesso all’assistenza è garantito solo a chi può pagarsi il viaggio, gli altri si arrangino. In un contesto simile, appare evidente come non ci potessero essere grandi risultati nella riduzione delle liste di attesa, come si è trovato costretto ad ammettere lo stesso Direttore generale, mentre per il risanamento finanziario si è dovuto fare affidamento ancora una volta sulle risorse stanziate dalla Regione a carico dei cittadini, dal momento che l’entrata in funzione dell’Ats non ha ancora prodotto quei risparmi che ci si attendeva attraverso la gestione centralizzata degli acquisti e del personale.
Cosa pensino i sardi di tutto questo, stiamo per scoprirlo: la sanità è uno dei temi principali della campagna elettorale in corso e l’assessore Arru, che ha scelto di metterci la faccia candidandosi alla carica di consigliere regionale, probabilmente andrà incontro a un’amara sorpresa.
Attilio Dedoni – Capogruppo dei Riformatori in Consiglio regionale
(admaioramedia.it)