“La Giunta regionale rompa il silenzio sulla svendita del patrimonio genetico dei sardi, che 13.000 ogliastrini in buona fede hanno messo a disposizione della scienza per sviluppare la ricerca e migliorare la salute della nostra comunità”. Lo ha chiesto il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, primo firmatario di una mozione, sottoscritta anche da altri consiglieri regionali, che chiede all’Esecutivo di riferire in Consiglio regionale sulla vicenda che, dopo il fallimento della Shardna Spa, portò alla vendita alla Tiziana Life (società inglese quotata in borsa) di 13.000 campioni di Dna prelevati in Ogliastra.
In Consiglio, nel 2016, sono stati già approvati due ordini del giorno per impegnare la Giunta a garantire il corretto utilizzo scientifico di questo importantissimo patrimonio genetico nell’interesse dei Sardi ma finora non è accaduto nulla: “Non possiamo accettare questo silenzio – ha aggiunto Carta – sia da parte della Regione che del Cnr che dovrebbe svolgere un ruolo di riferimento nelle attività di ricerca. Nel frattempo, i cittadini dell’Ogliastra non sono stati con le mani in mano ed hanno costituito una associazione per tutelare i loro sacrosanti diritti in ogni sede giuridica”.
Il presidente dell’associazione, Flavio Cabitza, ha annunciato la richiesta di restituzione dei campioni di Dna, già avanzata formalmente da 50 cittadini e prosegue la raccolta delle adesioni di tutti coloro che, circa 15 anni fa, accettarono di partecipare alla ricerca fornendo un ‘consenso informato’, che “non può essere trasferito se nel frattempo sono totalmente cambiati sia i soggetti coinvolti che le condizioni, come ha stabilito una pronuncia del Garante della Privacy dell’ottobre scorso; attualmente, quindi, nessuno può utilizzare quei campioni”, ha precisato Cabitza.
“Quello che ci preoccupa di più – ha aggiunto – è il silenzio su questa vicenda del presidente Pigliaru e degli assessori Paci ed Arru (che è anche un ematologo), come del Cnr al quale abbiamo chiesto un incontro due mesi fa senza ottenere nessuna risposta. Sappiamo, però, che le bio-banche sono uno dei motori delle economie più avanzate, soprattutto quando se composte da campioni omogenei appartenenti a comunità ristrette, un dato di conoscenza che rende molto più facile (e meno costoso) ricostruire sia l’incidenza che i percorsi delle malattie”. Per fare un esempio degli interessi in gioco (anche economici) basti pensare che i campioni Dna degli islandesi sono stati pagati 450 milioni di euro mentre quelli dei sardi appena 285.000 euro”. (red)
(admaioramedia.it)