REGIONE, Ingresso di nuovi consiglieri influisce su staff degli Assessorati: si dimette Capo di gabinetto dell’Industria

22 Ottobre 2015

Come era prevedibile, il nuovo assetto politico del Consiglio regionale, con l’ingresso di tre nuovi consiglieri nella maggioranza di centrosinistra a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, sta influenzando anche gli assetti degli staff assessoriali. Oggi ha preannunciato le sue dimissioni Massimo Cugusi, capo gabinetto dell’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras: “Sono dimissioni vere ed irrevocabili, forse anche troppo semplici da spiegare. Una recente sentenza della magistratura, che rispetto e non commento, ha cambiato gli equilibri politici del Consiglio e capisco che questo, in un sistema che si regge su sofisticate equazioni di potere, vuol dire tanto”.

Cugusi si è congedato soddisfatto del suo lavoro, ringraziando sia l’Assessore che chi lo aveva chiamato a svolgere quell'importante ruolo: “Sono onorato di aver servito la mia Comunità. L’ho fatto per breve tempo, provando a dare tutto me stesso. Ora posso tornare serenamente al lavoro che amo. Un ringraziamento a coloro con i quali ho condiviso questa grande esperienza, prima fra tutti l'assessore Piras. Un saluto affettuoso ad Efisio Arbau (consigliere regionale de "La Base" che ha perso il seggio dopo la sentenza del Consiglio di Stato, nda), hombre vertical di poche parole e solidissimi principi e a Gaetano Ledda (consigliere eletto con l’Upc, che recentemente ha aderito a "La Base", nda), Michele Azara (altro consigliere spodestato dalla sentenza, che dopo essere stato eletto con l’Idv aveva aderito a "La Base", nda), Claudio Cugusi (consigliere comunale di Cagliari eletto con il Pd, ma poi traslocato a La Base, nda) ed agli amici de La Base per la fiducia che hanno voluto riporre in me”.

Un ultimo pensiero, l'ex Capo di gabinetto lo ha rivolto “a chi oggi deve lottare ogni giorno per mandare avanti la propria impresa, cercare o difendere un posto di lavoro. Auguro a tutti un futuro migliore ed una politica diversa, perché i loro problemi sono troppi – e troppo grandi – per non essere affrontati da una Comunità nazionale unita, forte e solidale come dovrebbe essere la Sardegna”. (red)