Il Piano Sulcis avrebbe dovuto garantire il rilancio di un territorio in forte crisi socioeconomica, della quale non si intravede la fine, ma non sembra riuscire nel suo intento e secondo alcuni amministratori locali si è trasformato in uno “straccio vecchio che taglia fuori i Comuni dai processi di pianificazione politica”, perché la riforma degli Enti locali lo ha reso obsoleto.
“Fatta eccezione per l’opera stradale delegata al Comune di Sant’Anna Arresi, nulla è stato realizzato o cantierato”, lo sostiene Ignazio Locci, sindaco Comune di Sant’Antioco, che, a distanza di circa quattro anni dalla sua sottoscrizione, considera un fallimento l’idea Piano Sulcis.
“Ha fallito anche la sua cabina di regia, un soggetto inconcludente e assente, il cui compito era di garantire il coordinamento delle politiche del Piano, ma i cui risultati non sono stati all’altezza delle aspettative – ha aggiunto Locci – Oltre alla scarsa trasparenza delle procedure agli aiuti alle imprese. Queste considerazioni non rappresentano un attacco al Coordinatore per l’attuazione del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi, quanto una presa di coscienza di una realtà che è negli occhi di tutti, a parte quelli del centrosinistra alla guida della Regione, a cui si ascrivono gravi responsabilità”.
“Se non vogliamo che il Piano Sulcis diventi uno storico fallimento, dobbiamo avere il coraggio di cambiare registro. Bisogna rivedere meccanismi e governance, attribuendo un ruolo, vero, agli Enti locali ed estendendo il campo territoriale a tutto il Sud Sardegna. E’ determinante ampliare i confini territoriali anche in termini di programmazione, e non soltanto sulla carta. Occorre un nuovo patto, dunque, che tenga conto dei neonati assetti territoriali e consenta di applicare le conseguenti strategie di pianificazione. Questa è la nuova sfida. Continuare a parlare di Piano Sulcis è anacronistico. Se ne prenda atto e si cambi rotta, mettendo i Comuni, una volta per tutte, al centro dei processi decisionali. (red)
(admaioramedia.it)