E’ una parte straziante della nostra memoria collettiva. Dentro ci sono esami clinici, fotografie, le lettere mai spedite ai familiari, quelle mai ricevute, quelle che i familiari hanno spedito alla direzione dell’ex manicomio nella speranza fossero lette dai loro cari. Ci sono le atroci storie dei “matti” ricoverati nell’ospedale psichiatrico di Villa Clara con il loro marchio di dolore e di infamia. Eppure le 16mila cartelle cliniche dei pazienti approdati nell’inferno di Villa Clara nei cent’anni che vanno dal 1896 al 1998, quando l’ex ospedale psichiatrico è stato chiuso definitivamente, non sono ancora disponibili. Trasportate nel 2010 dall’odierna Cittadella sanitaria della Asl 8 nei locali dell’Archivio di Stato, quelle cartelle sono ancora accatastate. Abbandonate all’oblio. In attesa di una classificazione che finalmente consentirebbe di dare un nome e un po’ di dignità a ciascuno dei “matti” di Villa Clara.
Oggi per avere qualche notizia di una persona che ha avuto la sventura di frequentare l’ex manicomio cagliaritano bisogna prima passare dalla Asl 8. Si fa una richiesta di accesso agli atti e, se tutto va bene, si ottiene una scheda con alcuni dati del paziente: la data del ricovero, quella delle dimissioni o, eventualmente, quella del decesso. Se tutto va bene, perché in caso contrario non si riceve manco quella. Delle altre informazioni, di quelle storie di vita e di sofferenza racchiuse in ognuna di quelle 16mila cartelle, non si può sapere nulla. La loro classificazione è infatti un lavoro abnorme per i quindici dipendenti dell’Archivio cagliaritano di via Gallura. E lo Stato, a quanto pare, non ha alcuna intenzione di assumere qualcuno per fare un lavoro così imponente.
Il fondo dell’ex Ospedale psichiatrico di Villa Clara, opì nello slang degli addetti ai lavori – che come detto va dal 1896 al 1998 – consta di circa 16mila cartelle cliniche dei ricoverati. In origine i faldoni erano collocati negli uffici dell’ex manicomio, in parte all’interno di armadi di legno con ante chiuse e in parte su vecchie scaffalature metalliche aperte, a seconda che si trattasse di fascicoli di pazienti ricoverati o di malati deceduti durante il ricovero. Ogni fascicolo ha annotato nel frontespizio il numero di matricola che, come in un campo di concentramento, ogni ammalato riceveva al momento dell’ingresso a Villa Clara. Questo numero è progressivo a partire dal 1833 fino al 1978, data in cui, per via della legge Basaglia che ha abolito i lager chiamati manicomi, è stata creata una serie di fascicoli dei pazienti che a quella data non potevano essere dimessi a causa del loro stato di salute. Numero che è poi aumentato negli anni successivi per gli ingressi di chi poteva essere ancora ricoverato perché era stato già ospitato a Villa Clara prima della legge 180. In ognuno dei fascicoli presenti nell’archivio dell’opì sono confluite tutte le carte dei pazienti: le ordinanze di ricovero corredate dalle relazioni dei medici di famiglia, le lettere dell’ammalato che non sono state spedite, quelle che i familiari hanno spedito al direttore dell’ospedale, la corrispondenza tra l’ospedale e la Provincia di Cagliari o il municipio di soccorso o altri enti, la cartella clinica compilata dai medici. Insomma l’intera storia clinica e umana dei pazienti. Tra l’altro dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi sono presenti nel fascicolo anche le foto dei pazienti e i referti di analisi cliniche.
Eppure oggi il fondo è abbandonato. Nel 2004 la Soprintendenza archivistica per la Sardegna ha effettuato un primo censimento generale con la schedatura di 700 cartelle cliniche. Nel 2007 è stato avviato un nuovo censimento con l’obiettivo di digitalizzare i dati, progetto che però è stato sospeso per inagibilità dei locali della Asl. Nello stesso anno l’archivio era stato valorizzato da una mostra dal titolo “Pazzescamente”, a cura di Anna Castellino e Anna Paola Loi, allestita per la Soprintendenza al Palazzo Regio di Cagliari. Infine nell’aprile 2010 il fondo è stato trasferito all’Archivio di Stato di Cagliari che deve provvedere alla sua tutela e inventariazione non disponendo l’Asl 8 di Cagliari degli strumenti necessari per evitare il rischio di dispersione di un patrimonio documentario di così grande interesse storico. Eppure questo inventario non è neppure iniziato per mancanza di personale. Giustamente non si può ricorrere a personale a tempo determinato per catalogare del materiale evidentemente coperto dalla privacy. Ma con il passare del tempo la carta si deteriora. E forse sarebbe il caso di correre ai ripari prima che questo enorme patrimonio di umanità rappresentato dalle storie dei pazienti di Villa Clara venga disperso. Per restituire legittimamente ai parenti, dopo tanti anni, un pezzo della loro storia familiare.
Perciò, ho lanciato una petizione su Change.org chiedendo alle istituzioni competenti, Regione Sardegna e Assessorato regionale della Sanità la predisposizione di un progetto finalizzato alla conservazione e alla classificazione delle cartelle cliniche dei pazienti dell’ex manicomio di Villa Clara, in modo da ridare dignità alle drammatiche storie di quei pazienti.
Alessandro Zorco – Cagliari (da Blogosocial)
(admaioramedia.it)