Quest'anno nel tempio del turismo ricco, a tratti volgare, c'è la piacevole novità dell'allestimento sudato e voluto dall'Istituto superiore regionale etnografico (Isre), dalla caparbietà del suo presidente, Bruno Murgia, e dalla bravura della sua direttrice, Cristiana Collu, non a caso chiamata a dirigere la Galleria d'arte moderna a Roma.
Un cameo nello scenario straordinario di quelli che la gente di Gallura chiamava Monti di Mola e di cui un principe ismailita ormai cinquant'anni fa si innamorò e fece conoscere al mondo: era nata la Costa Smeralda.
La presenza, nei locali dell'ex Isola a Porto Cervo, dell'Istituto etnografico di Nuoro è certamente strategica, oggi più che mai. L'allestimento già dal titolo è un invito all'esperienza Sardegna, a toccarla, vederla, mangiarla, a prenderne un pezzo e portarla in capo al mondo: "Browse, taste, buy what you like"… "esplora, assaggia e compra quello che ti piace", su chi t'aggradat diciamo da queste parti.
E allora vi può capitare di sentire alla chiesa Stella Maris le note di una Ave Maria ancestrale, eseguita dal Coro di Nuoro, diretto dal maestro Giampaolo Mele (nel video in fondo alla pagina), che viene dalla terra e sale al cielo, mentre a cento metri Bruno Vespa con Candida Morvillo e Flavio Briatore in piazzetta raccontano l'ultima fatica editoriale. E questi mondi così distanti, così oltre quei cento metri, paiono non disturbarsi fra loro; c'è l'uno e l'altro e – aggiungiamo – vivaddio che ci siano entrambi. L'uno serve all'altro se si ha l'intelligenza di accorgersene, di capire.
Ma questa ricchezza, questa possibilità, questa chance di un'appendice di Sardegna alla vetrina del mondo perché non la comprendiamo? Perché il presidente Murgia dell'Isre deve ricordare a chi amministra la Regione che è un errore storico vendere i locali a Porto Cervo?
Come è possibile che dei locali così strategici fossero chiusi da alcuni anni? Solo noi sardi siamo capaci di farci così male da soli. L'allestimento che quest'estate ha fatto vivere quei locali dimostra che c'è una via, una strada da percorrere. Che se si hanno idee, non servono milioni di euro per farle camminare e correre.
Cosa serve al presidente Pigliaru e alla squadra di professori che lo accompagnano a convincersi che sia un delitto disfarsi di quei locali per darli magari all'ennesima Griffe? Su quei locali sarebbe interessante conoscere la vostra opinione. Se ci siete battete un colpo.
Antonello Picci
(admaioramedia.it)
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