L’occupazione del Comune di Gonnesa – con un presidio che va avanti dalla scorsa settimana – è solo l’ultimo segnale dell’insofferenza dei lavoratori Ati Ifras che si trascina da tempo, con i lavoratori del Parco Geominerario in attesa di una soluzione per il ricollocamento. A distanza di oltre cinque mesi dall’ultimo provvedimento in cui lo scorso dicembre era stato promesso ai lavoratori che sarebbero stati sistemati con la salvaguardia delle retribuzioni, non c’è stata alcuna inversione di tendenza. Per questo, dopo un summit con gli operai nella sala civica di via Municipio, il capogruppo regionale dell’Udc Gianluigi Rubiu ha presentato un’interpellanza urgente in Consiglio regionale.
“Siamo nel caos più totale – conferma l’esponente centrista –. Dal 31 dicembre scorso l’esercito di oltre 500 dipendenti sono stati licenziati in quanto è scaduta la convenzione tra Regione e Ati Ifras. E’ stata assicurata una ricollocazione mirata degli operai. La situazione è però di assoluto immobilismo. I dipendenti non solo sono ancora in attesa di un inserimento lavorativo, ma devono ancora percepire lo stipendio di dicembre, che comprende anche la quattordicesima e il trattamento di fine rapporto. Una fetta consistente di lavoratori (120 circa) sarebbero dovuti passare ad Igea, una parte nella pianta organica dei diversi Comuni inclusi nel Geoparco (87 centri compresi tra il Sulcis e il Medio Campidano)”.
Da gennaio i lavoratori sono stati messi in Naspi, di fatto una cassa integrazione mascherata, con un’indennità di disoccupazione da attribuire ai dipendenti. “E’ inaccettabile che questi operai, che vantano una professionalità all’interno dei diversi settori, da quello ambientale sino al comparto turistico e culturale, siano rimasti senza un lavoro e privi di una prospettiva per il futuro – attacca Rubiu –. Il percorso di occupazione temporanea presso i Comuni si è infatti rivelato un boomerang, con un iter irrealizzabile, visto che gli enti locali non possono assumere nuovi dipendenti al loro interno”. Rubiu parla di un piano alternativo. “Perché è ora di finirla con le promesse e trovare una soluzione per questi dipendenti. Non trova consenso neppure la forma dell’autoimpiego, con la fuoriuscita dal bacino, sia per motivi anagrafici sia per ragioni di professionalità. Nessun esodo, quindi. La situazione, ormai grottesca, segnala l’incapacità della giunta regionale. E’ necessaria una via d’uscita condivisa con un percorso mirato a valorizzare le professionalità all’interno del Parco Geominerario”. (red)
(admaioramedia.it)