Due giorni fa avevamo predetto che l’incoscienza della Dinamo avrebbe potuto produrre la vittoria per arrivare alla finale. In realtà Sassari ha vinto con armi più convenzionali, più tattiche e, per una volta, sfruttando anche la differenza fra due coach che gestiscono le partite con lucidità decisamente agli antipodi.
Gara strana, diversa dalle altre, Milano sembrava in controllo totale nel primo quarto ma, dopo il recupero della Dinamo, non si sono stati vantaggi significativi, fino al finale del quarto periodo con una pessima gestione milanese prontamente punita da Sanders che sfrutta al meglio l’ennesimo rimbalzo offensivo. L’overtime dice definitivamente che Gentile non toglierà le castagne dal fuoco ai suoi e che la Dinamo sa anche difendere il canestro concedendo sei punti all’avversario solo dalla lunetta.
Finale storica, si dirà, non solo perché la raggiunge una squadra sarda ma anche perché sarà inedita sia che stasera vinca Venezia (unica già scudettata, due volte negli anni 40) sia che vinca Reggio Emilia. Sassari dovrà comunque vincere in trasferta almeno una volta per portare a casa il tricolore, ma sappiamo che ha mezzi e armi per farlo ovunque se non snatura il suo metodo di gioco come spesso ha fatto nel periodo buio della striscia negativa in fase regolare.
Il signor Romeo Sacchetti torna ad esser eroe per il popolo sassarese e non solo, visto che anche a Cagliari si è ormai formata una colonia di tifosissimi anti-campanile (che scompariranno se e quando il ciclo vincente dovesse chiudersi) ma, soprattutto Meo Sacchetti porta in finale un sistema, adeguato intelligentemente nel tempo, da più parti ritenuto non vincente per le grandi occasioni. Intanto l’enorme allenatore ha portato nella bacheca del Banco tre coppe nazionali e una partecipazione all’Eurolega, quindi tanto perdente non dev’essere, e ora si gioca lo scudetto, Scusate se è poco. Brava Dinamo, si va bene, ma quant’è bravo Meo.
Stefano Muscas
(admaioramedia.it)