“In sa vida non contada su passu chi fais, ma s’impronta chi lassas”: questo è il motto di William Piseddu, cagliaritano di 39 anni, che ha lasciato la Sardegna per inseguire la sua passione nel commercio, dopo che nel 2005 si era laureato in Ingegneria civile strutture a Cagliari, con la tesi dal titolo “La rete commerciale del centro urbano di Cagliari da Piazza Yenne al mercato di San Benedetto”, che per 3 anni era stato direttore di un cantiere.
Nato e cresciuto in una famiglia di commercianti, William ha sempre avuto a che fare col commercio e questa sua passione lo ha portato a ricoprire diversi ruoli di direttore vendite nel settore servizi. Nel 2010, cercando migliori condizioni lavorative, si trasferisce con la moglie Caterina a pochi passi da Milano e da quel momento è successo tutto un po’ per caso: “Per il mio compleanno ricevetti da mia moglie una scarpa su misura ‘Ryal’ di Marco Moriani con i quattro mori (dove lavoro attualmente nel settore marketing). Me ne innamorai per la sua particolarità e unicità e poi, si sa, l’artigianalità della scarpa ‘made in Italy’ è eccellenza nel mondo. Così decisi che fosse un’idea geniale creare delle scarpe personalizzate che facessero sentire i clienti davvero unici.”
Le calzature, rigorosamente in pelle di vitello primo fiore rifinite a mano, possono essere personalizzare a 360 gradi nel colori e nei brand ma, sopratutto, sono su misura e non in serie. La clientela, al contrario di quanto si possa pensare, è poco omogenea:“Sardi e italiani, ma sopratutto da Germania, Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra, ma anche in Scozia, Australia, America, fino a Tobago (Giappone). Non esiste una persona definibile come utilizzatore della scarpa quattro mori. Ci sono appassionati di moda, amanti della nostra Isola, immigrati, ma anche piemontesi, lombardi, laziali che sono lontani da accostamenti di squadre di calcio o sportive che vedono nella scarpa i loro colori del cuore. E’ evidente che nella scarpa quattro mori riproponiamo il concetto che gli altri hanno di noi sardi e della nostra terra: la nostra unicità nel mondo.”
Nel 1927, anche un giovane di nome Salvatore Ferragamo iniziò la gavetta per il perseguimento del suo sogno e in America riuscì a distinguersi nel campo della moda e della tv grazie alle calzature su misura. William Piseddu è particolarmente affezionato a questa storia e, forse, vi si riflette un po’: “Mi consigliò di leggere l’autobiografia, Giuseppe Recchia, regista, giornalista, scrittore, amico e collaboratore anche di Heminguey. La conversazione avvenne per caso, su Facebook, perché fu incuriosito dal mio modo di far conoscere le scarpe in ‘limba sarda’. Questa storia mi affascinò e mi diede alcune idee che oggi hanno sicuramente spinto la vendita delle scarpe Ryal e di altre collezioni tempo libero che seguiamo attualmente.”
E’ solo l’inizio di un ambizioso progetto: “Il mio sogno nel cassetto è quello di trovare il binomio giusto fra cantine e le nostre scarpe, da presentare al Vinitaly 2018. Storicamente l’Italia è famosa per le sue eccellenze e negli ultimi decenni, ma anche di recente i dati parlano di moda e vino come le due punte di diamante dell’export ‘made in Italy’ nel mondo. Le grandi cantine italiane producono anch’esse opere d’arte top di gamma. Vini forse non alla portata di tutti ma proprio quest’aura conferisce loro questo valore assoluto, oggettivo, intangibile. Nel terzo millennio la propensione all’acquisto si polarizza: lusso o low cost? Io direi che si sta tornando ad un vecchio concetto: quello del bello e di qualità, il bello e il buono. Ormai si vede che sia l’uomo che la donna sono sempre più attenti al valore di una calzatura di qualità e un calice di vino ricercato e sono convinto che ‘wine e shoes’ sia un connubio vincente perché sono prodotti unici e inimitabili nella propria artigianalità.”
Martina Corrias
(admaioramedia.it)
One Comment
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Martina Corrias grazie per il tuo articolo