I bambini siriani muoiono. Lo scopriamo, con quattro anni di ritardo, grazie all’immagine terribile del bimbo riverso su una spiaggia turca, spinto a riva dal mare che l’aveva inghiottito. In tanti, fra cui Michele Piras, deputato sardo di Sel, hanno ritenuto opportuno esporre quel corpicino senza vita agli sguardi atterriti, commossi, indifferenti o morbosi dei frequentatori dei social network.
Il grido con cui l'onorevole Piras accompagna quell’immagine non è, però, di dolore e pietà per la piccola vittima, né di condanna per una guerra assurda, in cui – con la ben rodata scusa della cacciata del ‘dittatore’ – si son fino a pochi mesi fa dipinti come liberatori i terroristi jihadisti che massacrano i Siriani sin dal 2011; né di accusa per la Turchia, sul cui suolo quel corpicino è stato ritrovato, per le continue incursioni militari in Siria che, lungi dal combattere l’Isis, in realtà ne agevolano le operazioni criminali. No, l’oscena esposizione della morte di quell’innocente serve per la polemica tutta italiana fra i fautori dell’accoglienza indiscriminata e chi pretende di porre un freno alla ‘invasione’ di stranieri che sta interessando il nostro Paese. Nel mezzo di una nevrosi paradossale, in cui i Prefetti contestano il reato di “procurato allarme” a chi diffonde le immagini di stranieri nell’atto di violare la legge o di porre in essere comportamenti incresciosi, in cui una parlamentare italiana (Giorgia Meloni, collega dell’onorevole Piras) riceve una lettera formale da un ente governativo (Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale) in cui si censura il suo pensiero e la possibilità di esprimerlo, sebbene lo stesso non risulti né offensivo né violento; in cui il dolore di una figlia che seppellisce un padre sgozzato e una madre sfracellata (dopo essere stata, probabilmente, violentata) viene tacciato di “populismo”… L’esibizione oscena e strumentale di quel piccolo corpo, dovrebbe invece avere la finalità pedagogica di svegliare le coscienze e tacitare i razzisti.
Ci preme, peraltro, ricordare all’onorevole Piras che esistono due distinti fronti migratori. Uno è quello che arriva in Grecia e in Macedonia ed è composto da chi scappa dalle macerie causate dalle guerre di aggressione volute anche da noi Europei: Libia, Siria, Iraq. E giova qui ricordare il punto di vista dell’onorevole Piras sulle ‘rivolte’ che nel 2011 hanno dato impulso a questi sfaceli: “La Primavera Maghrebina ci appartiene. La speranza per un mondo più democratico e per una rinascita del Mediterraneo”. L'altro è quello africano, proveniente da Paesi che non sono affatto in guerra. Quest’ultimo è il fronte che sta sostanzialmente interessando il nostro Paese: utilizzare l’immagine di un bambino siriano annegato, oltre che oltraggioso e impietoso verso quella vittima, è una strumentalizzazione capziosa, che nulla aggiunge al dibattito sul problema dell’ingresso massivo di stranieri non controllati, né registrati, né visitati clinicamente. Dibattito che dovrebbe essere affrontato con lucidità e in cui invece, con atteggiamento speculare e contrario a quello contestato a chi “parla alla pancia degli Italiani” con slogan drastici, si punta sul pathos, sulla commozione, sul senso di una presunta colpa che dovremmo provare nei confronti di quei morti innocenti.
Intanto, anche per oggi, è previsto l’arrivo a Cagliari di altri 781 stranieri, l’80% dei quali sono uomini (175 le donne, solo 11 i minori), provenienti per la stragrande maggioranza (sono solo 2 i Libici) dall’Africa Subsahariana.
Medusa
(admaioramedia.it)
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