Aziende messe in ginocchio, ovini, bovini ed equini morti o feriti, fabbricati rurali danneggiati pesantemente, 4.050 ettari di pascoli devastati nei territori dell’Alto Oristanese e del Marghine, di cui 2.300 solo a Sedilo, il paese più colpito: queste sono le ferite riportate dal nostro territorio e dalla nostra economia negli ultimi giorni. Un dramma, soprattutto estivo, che sembra non avere mai fine, quello degli incendi nella nostra regione, una piaga che, secondo i dati riportati dal Corpo forestale e da Istat, dal 2005 al giugno 2016 ha colpito il 5,54% del territorio sardo, pari a 133.407 ettari.
Oltre il danno, la beffa però: “Abbiamo difficoltà ad attivare interventi di supporto e di ristoro poiché non si è trattato di una calamità naturale, ma di un’azione dolosa – spiega Elisabetta Falchi, assessore dell’Agricoltura – Quello che si può fare subito è attivarci sul fronte dei pagamenti del Psr 2015, sia per le domande di indennità compensativa sia per il benessere animale, che sono in fase di decretazione da parte di organismo pagatore nazionale Agea: con la collaborazione dei Comuni vogliamo recuperare gli identificativi delle aziende colpite e fare in modo che i pagamenti a loro destinati vengano decretati in maniera prioritaria. Per quanto riguarda i pagamenti del 2016 esiste la convenzione Abi-Agea che può essere un valido strumento per far arrivare liquidità alle aziende che, in questa fase di difficoltà, hanno necessità di fare acquisti che non erano preventivati”.
La conta dei danni ha rivelato la tragicità della situazione e ci si è chiesto se si sarebbe potuto fare di più durante l’emergenza ed eventualmente anche prima. “I mezzi della Protezione civile sono revisionati e in regola. Nel 2016, grazie al percorso intrapreso con la Giunta, la macchina risulta ancora più efficiente. Lo dimostrano, tra l’altro, sia le novità del Centro funzionale decentrato (che emette ogni giorno, dal 1° giugno al 31 ottobre, un bollettino di previsioni di pericolo ancora più attendibile perché espresso non più su base territoriale provinciale, ma su 26 zone di allerta territoriali ritenute omogenee) sia la crescita del volontariato civile”, riferiscono gli uffici della Direzione regionale della Protezione civile. Rimane, quindi, la fiducia nell’occhio vigile e attento di coloro che in quelle zone a rischio vi operano: “Dobbiamo coinvolgere maggiormente gli agricoltori nelle azioni preventive: in tante zone sono autentico presidio del territorio”, sottolinea, in conclusione, l’assessore Falchi.
Arianna Zedda
(admaioramedia.it)
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PCFonteno
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Sardegna365
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