Martedì sera ad Ilbono nel centro di accoglienza “Oasi del benessere”, stamattina a Cargeghe nell’ex capannone della Coinsar, altre due proteste degli immigrati con un unico comune denominatore: il ritardo nel pagamento del ‘pocket money’, la paga di 2,50 euro al giorno che spetta ad ognuno di loro secondo le norme dell’accoglienza stabilite dal Governo. Ma i ritardi nei pagamenti da parte dello Stato alle Prefetture e quindi ai gestori dei centri di accoglienza sono accolti con sempre maggiore insofferenza da parte degli immigrati.
Ad Ilbono c’è stato anche un ferito, un 25enne del Gambia che al termine di una rissa ha riportato lesioni alla spalla. Disordini sedati dall’intervento dei Carabinieri del Nucleo radiomobile e delle Stazioni di Ilbono e Lanusei. A Cargeghe, invece, i 143 ospiti di varie etnie, dal Ghana al Senegal, dalla Nigeria all'Egitto, prima hanno manifestato per le vie del piccolo centro, poi hanno occupato la struttura impedendo l’ingresso ai dipendenti della cooperativa che la gestisce, lamentandosi anche delle condizioni di vita e del cibo all’interno del centro. Anche nel piccolo comune sassarese sono dovute intervenire le forze dell’ordine per riportare la situazione alla normalità.
“Sono trascorsi sei mesi dal giorno in cui il centrosinistra ha respinto in aula la nostra mozione sulla questione migranti – ha ricordato Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia – Dai banchi dell’opposizione, ci siamo fatti carico noi di quell’iniziativa, che sarebbe dovuta partire da chi ha la responsabilità di governo. Non solo hanno respinto il nostro contributo costruttivo, ma in più non hanno sentito in tutto questo tempo il dovere di elaborare una proposta alternativa. Chiedevamo l'immediata convocazione di un vertice urgente con il Governo, la revisione degli accordi precedentemente sottoscritti al fine di rivendicare mezzi e risorse per affrontare l'emergenza, un'equa distribuzione dello sforzo sostenuto da ciascuna Regione per scongiurare l'ipotesi che la Sardegna diventasse in maniera tacita una sorta di grande centro di accoglienza nazionale”.
“La proposta è stata etichettata come ‘razzista’ – ha aggiunto Cappellacci – Perciò, nessun confronto con l’esecutivo nazionale, una revisione degli accordi in senso peggiorativo, nessuna garanzia su risorse e mezzi tanto che, anche alla luce degli eventi odierni, ci sarebbe da chiedere quale sia la situazione delle spesa in questa delicata materia. La Sardegna viene lasciata in balia degli eventi, con volontari, forze dell’ordine e singoli cittadini abbandonati a fare i conti a tu per tu con il problema. Il sistema dell’immigrazione indiscriminata, senza razionalità, tradisce ogni fine umanitario e penalizza sia la Sardegna che gli stessi migranti”. (red)
(admaioramedia.it)
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