Risiedeva da tempo, come cittadino regolare, ad Assemini con la moglie sarda ed aveva pensato di occuparsi dell’accoglienza e dell’espatrio dei connazionali in arrivo dall’Algeria con gli ‘sbarchi diretti’ nelle coste del Sulcis, che l’anno scorso si sono intensificati registrando oltre 1.100 arrivi, già 220 nei primi due mesi di quest’anno.
Ma ieri, al termine delle indagini, la Polizia, su disposizione del Pubblico ministero Liliana Ledda, lo ha arrestato, insieme alla consorte, e ad altre cinque persone, tra le quali il fratello residente a Roma, con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. All’esecuzione delle misure cautelari dell’operazione “Doppio cielo” hanno partecipato le Squadre mobili di Cagliari, Roma, Sassari e Nuoro, il Reparto Prevenzione crimine Sardegna ed il Reparto operativo aeronavale (Roan) della Guardia di finanza.
L’attività investigativa, partita nel mese di dicembre dopo l’arresto di tre algerini per ricettazione (erano stati trovati in possesso di tablet, computer portatili, hard disk ed altro materiale rubato), ha accertato l’esistenza di un’organizzazione, che attraverso alcuni magrebini regolari in Italia, forniva assistenza ai clandestini che, una volta sbarcati in Sardegna, ottenevano documenti falsi da utilizzare per circolare liberamente con la prospettiva di raggiungere altre nazioni europee oppure, in alcuni casi, accompagnarli oltre la frontiera italiana, attraverso la Corsica con meta Marsiglia in Francia, dove si univano ad altri connazionali lì residenti.
Il capo dell’organizzazione sarebbe un 30enne algerino, in Italia da oltre 10 anni, sposato e residente ad Assemini, insieme alla moglie, una cagliaritana 35enne, dipendente di un’impresa di pulizie, diventata complice del marito, soprattutto come destinataria dei versamenti degli algerini che facevano ricorso all’organizzazione. Gli investigatori hanno anche accertato che alcuni pagamenti, attraverso il circuito Western Union, arrivavano non solo dall’Algeria, ma anche da altri paesi europei come Francia, Olanda e Svizzera e che il traffico di denaro è cominciato nel 2015.
Una volta sbarcati, i ‘clienti’ della coppia – ha raccontato il dirigente della Squadra mobile Alfredo Fabbrocini, insieme al tenente colonnello Italo Spalvieri, comandante del Roan Sardegna – sapevano di poter contare su un documento falso (una dichiarazione di richiesta dello status di rifugiato che non viene rilasciato agli algerini o una carta di identità) che consentiva loro di circolare tranquillamente. Ma anche, a richiesta, di essere accompagnati oltre il confine italiano, passando dalla Corsica ed eludendo i controlli delle autorità di confine, da due complici, un marocchino ed un minorenne algerino, regolarmente residenti ad Alghero. L’affare messo in piedi dall’algerino realizzava consistenti profitti con tariffe variabili tra i 100 ed i 400 euro secondo il tipo di documento da falsificare e tariffe speciali per l’accompagnamento in Francia. Tra i complici anche il fratello 24enne del capo dell’organizzazione, anche lui regolarmente in Italia e da poco tempo residente a Roma, dove è stato arrestato. Proprio nella Capitale, il giovane algerino stava cercando di reclutare altri clienti per il business familiare, anche se nel frattempo si dedicava anche ad altri reati, come ricettazione e rapina.
Oltre i due coniugi, arrestati ad Assemini, ed il fratello del capo, sono finiti in manette i due residenti ad Alghero (18enne marocchino e 17enne algerino) ed altri due algerini di 26 e 24 anni, residenti rispettivamente a Capoterra e Cagliari. I provvedimenti cautelari sono stati decisi in tempi brevi, perché l’algerino a capo dell’organizzazione aveva intuito di avere il fiato sul collo degli investigatori ed aveva programmato per domani la sua fuga dall’Italia. (fm)
(admaioramedia.it)
One Comment
Fausto Piu
Addirittura! ahaha ridicoli siete pazzi a rimanere in Sardegna..