Siamo ormai alle porte del Santo Natale e proprio il 24 dicembre prossimo ricorreranno i diciannove anni dalla scomparsa di Don Graziano Muntoni, un uomo che ha lasciato il segno nelle persone e nei luoghi che l’hanno conosciuto e visto agire. Perché don Graziano era uno che agiva e lo faceva in maniera molto concreta.
Questo avveniva nella sua vita di insegnante, dove agiva – e posso testimoniarlo in prima persona essendo stato suo alunno alla fine degli anni 80 alla scuola media di Teti, il mio paese – affinché nessuno dei suoi ragazzi rimanesse umanamente indietro, in particolare quelli più deboli e fragili ai quali Graziano, ispirato da una straordinaria vocazione alla carità, era più legato. Agiva nella sua breve ma intensa esperienza di sacerdote dove la tensione verso i vuoti d’amore dell’ altro lo portarono al martirio. Agiva nella sua attività di amministratore comunale nella sua amata Fonni sempre pronto a offrire il suo umile ma autorevole contributo per il bene comune. Don Graziano come uomo di azione e costruttore di futuro. La figura di Graziano Muntoni costituisce un cardine e un punto di riferimento per tutti coloro che sono chiamati all’impegno politico.
La nostra è una terra che è stata abituata dalla storia alla sofferenza e alle crisi. Però quello attuale è un momento davvero particolare dove si stenta ad intravvedere la via d’uscita di una situazione economica e sociale complessa e che presenta tante problematiche. La sofferenza delle imprese, il dramma di chi ha perduto il lavoro, i gap infrastrutturali (vedi trasporti), la riduzione dei servizi in ambiti pubblici essenziali quali la scuola e la sanità vero dramma sopratutto per le aree interne e le periferie, la pesantissima situazione delle campagne sarde e i problemi dei pastori, le tante famiglie che vivono sulla propria pelle la mancanza di opportunità per le nuove generazioni: migliaia di giovani sardi fuggono verso altre regioni e ancor più spesso verso l’estero e il più delle volte si tratta di scelte prese a malincuore e che purtroppo si riveleranno definitive. C’è la drammatica crisi delle professioni tradizionali di cui pochi parlano ma che tocca tantissime persone. Ma le difficoltà e i problemi sono tali da non poter lasciare spazio alla rassegnazione. In un contesto storico così importante anche la politica è chiamata a rinnovarsi per essere in grado di agire concretamente nella vita delle persone e cogliere i reali bisogni dei singoli e delle comunità.
Ecco perché mi piace il termine di carità autorevole e di azione per ricordare la passione civica di Graziano Muntoni, la sua capacità di andare verso l’altro, la sua capacità di essere vicino a tanti ragazzi e ragazze ai quali spesso consigliava di coltivare le loro vocazioni e così diventare imprenditori di se stessi per stare ad un concetto tanto caro a Don Bosco, figura cardine nella sua formazione religiosa e culturale. Graziano non può non essere punto di riferimento per coloro che fanno dell’impegno sociale e civile una ragione della propria vita. Il suo testamento spirituale è rivolto a chi decide di dedicarsi agli altri affinché lo faccia in modo pieno e generoso, magnanimo direi, e sappia così scorgere i bisogni e le sue esigenze più profonde e concrete della persona.
C’è un concetto a cui sono molto legato, espresso da Alberto Marvelli, figura storica importante del cattolicesimo politico italiano, che individua il campo politico come il campo di una carità più vasta, la carità politica. In questo contesto ideale si inserisce la figura di Graziano Muntoni, uomo, sacerdote, educatore. Un figlio di Sardegna, un figlio di Barbagia, un punto di riferimento per una politica nuova ma ancorata a radici profonde che sappia toccare i cuori e regalare fiducia e speranza.
Daniele Maoddi – Presidente associazione culturale Nuova Prospettiva Popolare
(admaioramedia.it)