Il contrasto all’ideologia gender, nonostante le tentate strumentalizzazioni di chi definisce 'omofobi' sic et simplicter, ad esempio i partecipanti alle veglie delle Sentinelle in Piedi, anche nelle veglie svoltesi a Cagliari, l'ultima qualche settimana fa a Marina Piccola, è una delle motivazioni per scendere in piazza a Roma il prossimo 20 giugno, ma non è l’unica o la principale.
La mobilitazione delle famiglie è un’iniziativa che parte dal basso senza coinvolgimento di associazioni o della stessa Cei, è un’iniziativa che parte dalla società civile, dai genitori, che si sono resi conto quanto la famiglia ed i bambini, i più deboli ed indifesi, siano in grave pericolo. Con la mia famiglia tornerò nella piazza del Family Day del 2007, dove insieme ai miei figli ho contribuito con la testimonianza della bellezza della famiglia a fermare fermò i DiCo, disegno di legge che voleva introdurre le cosiddette ‘unioni civili’ in Italia, premessa del matrimonio omosessuale che si vuole oggi approvare con il disegno di legge Cirinnà. Con la mia famiglia tornerò nella piazza per dire stop al gender, come recita lo slogan della manifestazione organizzata dal comitato “Difendiamo i nostri figli”, ma soprattutto per dire no al matrimonio gay e simili, cioè no al Ddl Cirinnà.
L’ideologia gender che si vuole diffondere nelle scuole è infatti funzionale all’accettazione sociale del matrimonio tra persone dello stesso sesso, e della conseguente finzione che due uomini o due donne possano avere un figlio proprio, esattamente come un uomo e una donna. L’ideologia gender insinua dubbi e incertezze nei bambini e nei più giovani sulla propria identità sessuata, pretendendo che sarebbe normale avere un ‘genere’ contrastante con il proprio sesso biologico; giustificano e promuovono ogni tipo di orientamento sessuale; insegnano che sarebbe normale avere due mamme o due papà. L’ideologia gender cerca di far passare l’idea che l’essere maschio o femmina è come avere un certo colore di occhi o di capelli: non la caratteristica identitaria di ciascuno di noi, ma un elemento 'meramente biologico' che possiamo modificare, se vogliamo.
Quando le nozze gay saranno introdotte l’obiettivo sarà raggiunto e la propaganda gender non servirà più. Siamo tutti chiamati a scendere in piazza per i nostri bambini, per il loro diritto a una famiglia, per il loro diritto ad avere una mamma e un papà. Le prime e principali vittime di tutte queste follie (ddl Cirinnà sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, ddl Fedeli, progetti nelle scuole ispirati al gender e all’omosessualismo) sono infatti i bambini che rischiano di essere privati di punti fermi di riferimento, incerti sulla loro identità e sull’identità dei loro genitori. Saranno bambini fragili, inclini ad avere dubbi esistenziali precoci e profondi, dubbi identitari, incertezze, problemi psicologici e relazionali. Non possiamo più assistere passivamente a tutto questo. E’ ora di scendere in piazza, tutti. Lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti. Lo dobbiamo perché crediamo che c’è ancora del bene in questo mondo e val la pena combattere per esso.
Emilio Ghiani – Cagliari
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nieddupierpaolo
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