Nonostante il ministro delle Infrastrutture del Movimento 5 Stelle, Danilo Toninelli, abbia già manifestato le sue perplessità sulla realizzazione del metanodotto in Sardegna, una cordata di banche ha costituito la società Sardinia Newco che, quantomeno ipoteticamente, dovrà realizzare e gestire il presunto metanodotto della Sardegna, il famoso ‘tubo’ che dovrà collegare Cagliari con Porto Torres, e le varie zone interne della Sardegna.
Le reti gas distribuiscono una risorsa energetica per produrre energia termica obsoleta e ormai in concorrenza con altre soluzioni tecniche che possono portare a una riduzione dei costi per l’energia termica, tra cui pompe di calore elettriche, o più economici nell’ambito della Sardegna (esempio, stufe a legna, a pellet, termocamini), nonché il diffuso ricorso a fonti rinnovabili (solare termico) e altre tecnologie alternative per il riscaldamento. A tale riguardo, va necessariamente puntualizzato che lo scenario di progressiva produzione di energia termica da sistemi che non prevedano combustione distribuita, in una logica di crescente diffusione delle fonti rinnovabili elettriche (in primis, eolico e solare), dovrebbe essere la vera frontiera verso un sistema energetico realmente sostenibile.
A ciò si aggiunga che nelle città dove le reti del gas sono ormai una realtà da decenni, il numero massimo degli utenti che preferisce adottare questa soluzione energetica non supera circa il 40% degli abitanti (a proposito la Regione Sarda ha mai fatto un censimento?); nelle zone interne della Sardegna la percentuale si riduce notevolmente e in particolare i gravami economici relativi alla realizzazione della rete interna di gas all’interno dell’abitazione, oltre il contatore, è spesso un ostacolo insormontabile, in termini di costi da sostenere, che sarebbero compensati da un effettivo vantaggio sulle spese per i consumi. Vi sono, inoltre, peculiarità sociali e culturali, in particolare delle zone interne della Sardegna, dove la popolazione non è propensa all’utilizzo di fonti energetiche per il riscaldamento alternative a quelle tradizionali.
Queste condizioni determinano, in definitiva, un elevato rischio di sottoutilizzo delle infrastrutture periferiche per il gas, con ingenti costi a carico dei cittadini sardi. Infine, con riferimento ai pochi processi industriali che utilizzano energia termica, è scontato che con il potenziale avvento del metano si procederà esclusivamente alla sostituzione del combustibile utilizzato nei processi esistenti (gasolio, gpl e btz) senza ottenere vantaggi rilevanti per le aziende, e sicuramente con un rapporto costi/benefici insoddisfacente per la comunità sarda nel suo complesso.
Energhia
(admaioramedia.it)