Le indagini, partite dai Carabinieri della stazione di Sant’Antioco, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cagliari, nella persona del pm Danilo Tronci della Dda, hanno consentito, nell’operazione antidroga “Camaleonte” (durata poco più di un anno), di sgominare due organizzazioni criminali che gestivano il traffico di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana), con la formulazione di ben 58 capi d’imputazione nei confronti di 13 persone di Sant’Antioco e Cagliari, sottoposte a diverse misure cautelari. Ai Carabinieri erano arrivate diverse segnalazioni dagli ambiti scolastici sulcitani da genitori e professori, perciò, grazie a pedinamenti, informazioni confidenziali ed alcuni arresti eseguiti in zona, si erano predisposte anche attività d’intercettazione telefonica ed ambientale nei confronti di M.F., pregiudicato 24enne, E.C., manovale pregiudicato di 25 anni, e della sua fidanzata E.M.R., una studentessa 20enne di origini marocchine residente a San Giovanni Suergiu, scoprendo che spacciavano al dettaglio ai loro compaesani ed a minorenni nelle scuole medie inferiori e superiori di Sant’Antioco.
Durante l’indagine, veniva scoperto anche il coinvolgimento di altri giovani antiochensi, tra i quali D.P. ed un minorenne (L.F.), punto di riferimento in paese tra gli acquirenti di hashish e marijuana. Ad entrambi, dopo l’arresto, in due distinte operazioni nei mesi di maggio e giugno 2014, vennero sequestrati discreti quantitativi di hashish, marijuana e materiali per il confezionamento e la pesatura delle droghe. Identificati anche altri sei complici tutti di Sant’Antioco, con un ruolo più marginale ed a vario titolo coinvolti nell’inchiesta, tanto che la Procura di Cagliari non ha inteso prendere alcun provvedimento restrittivo nei loro confronti e saranno giudicati separatamente.
Individuata l’organizzazione sulcitana, i Carabinieri riuscivano ad individuare anche i fornitori cagliaritani, con sede nel quartiere “Marina”, in zona Sant’Eulalia, ed a “Is Mirrionis”, in via Premuda: J.P., pregiudicato 24enne di Cagliari (al momento sottoposto all’obbligo di dimora), e R.B. pregiudicato 45enne di Cagliari (al momento affidato ai servizi sociali), erano i gestori di due distinte organizzazioni criminali che agivano indisturbate a Cagliari, avvalendosi della collaborazione di numerosi giovani, tra cui alcuni minorenni, e rifornivano gli spacciatori sulcitani. In questo ambito, a settembre 2014, venne arrestato un corriere che trasportava un chilo di hashish destinato anche a Sant’Antioco. Collaudato da tempo, il meccanismo impostato da J.P., già noto alle cronache per i suoi trascorsi (anche un tentativo di omicidio legato alla gestione dello spaccio di stupefacenti: un trentenne fu pestato e poi gettato nelle acque del porto lo scorso 18 marzo): per servire le varie piazze cittadine utilizzava schede telefoniche ‘riservate’, intestate a prestanomi per eludere eventuali intercettazioni telefoniche, in questa azione criminale fiancheggiato dai suoi pusher, tra questi due pregiudicati cagliaritani G.D. (29 anni) e F.V.F.(23 anni). Nel corso dell’indagine, c’erano stati anche alcuni arresti di pusher in flagranza di reato da parte della Guardia di Finanza di Cagliari e della Squadra mobile cagliaritani, con sequestro di 4 chili di hashish, marijuana e sostanze da taglio.
Invece, il gruppo facente capo a R.B. era composto dal fratello (suo omonimo di 51 anni), N.C., 41enne, W.A. pregiudicato 27enne, tipografo di Assemini, e dai fratelli M.C. (26 anni) e F.C. (33 anni) di Sinnai, che agivano tutti insieme, pur mantenendo ciascuno un ruolo separato. Gli spacciatori, nonostante gli arresti, una volta rimessi in libertà riprendevano i loro traffici, come se nulla fosse successo, gestendo considerevoli quantitativi di droga che venivano smerciati quotidianamente anche a studenti universitari, con estrema tranquillità. Il Gip del Tribunale di Cagliari nell’ordinanza ha sottolineato la pericolosità sociale di J.P., R.B., E.C., G.D. e M.F., che hanno movimentato cocaina, hashish e marijuana in grandi quantitativi, perciò sono stati rinchiusi nel carcere di Uta; tre sono agli arresti domiciliari; mentre quattro sono stati sottoposti solamente all’obbligo di dimora e non potranno uscire da casa durante la notte. Durante le perquisizioni sono stati ritrovati: 69mila euro in contanti; 10 grammi di eroina; 27,2 grammi di marijuana. L’inchiesta, assicurano i Carabinieri, non è ancora chiusa e presto si potrebbero avere ulteriori sviluppi. (red)
(admaioramedia.it)
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