Il 'ragazzotto presuntuoso' Renzi, degno nipotino di 'nonno' Berlusconi, è riuscito a trasformare l’Italia in una Repubblica presidenziale (speriamo che il referendum bocci tutto); ha abolito il Senato, ridotto a dopolavoro per sindaci e consiglieri regionali (sic); ha trasformato la Camera dei deputati in un circolo ricreativo, di cui lui è il padrone. Ma non è il solo che vuole trasformare il sistema democratico in una sorta di società per azioni, dove chi ha la maggioranza (anche relativa) controlla tutto.
In Sardegna ci ha provato Renato Soru, il presidente-imprenditore-chesognaildomani, e le sue riforme hanno provocato danni enormi, ai quali i suoi successori non sono riusciti a porre rimedio. Continua a provarci anche ora, alla guida del 'suo' Pd, ed ha trovato un degno alleato nel suo 'nemico-sodale' il presidente-professor Francesco Pigliaru, a capo di una Giunta di professori e professionisti di grande nome che si stanno rivelando i peggiori assessori, in senso assoluto della storia autonomistica della Sardegna. Il Consiglio è stato trasformato in una inutile cassa di risonanza, delegato a discutere ed a parlare sui più diversi argomenti, ma destinato a non contare nulla, perché i provvedimenti che non piacciono alla Giunta non vanno avanti, le proposte che non sono gradite dai singoli assessori finiscono in Commissione, dove languono sino a consunzione.
E le riforme, alle quali questo Esecutivo lavora alacremente, mattina-sera-notte, a sentire gli autorevoli componenti? Nella migliore delle ipotesi, semplici sogni; nella realtà, iniziative e proposte senza capo né coda, tra loro scoordinate, avulse dal necessario disegno d’insieme che è alla base di ogni programma politico, riformista o no. I sardi hanno abolito le province 'non storiche' e consigliato di eliminare anche le altre, come annunciato da tempo anche in campo nazionale. Ma gli enti intermedi sono stati commissariati, i Comuni sono stati invitati a dare vita alle Unioni dei Comuni, i compiti ed i servizi sono svolti, male, in regime commissariale o sono stati trasferiti agli enti locali, che non sono in grado di farvi fronte. Le Province, tra l’altro, avevano competenza sulla protezione civile, sugli istituti scolastici, sulle strade, sull’ambiente, su tante materie che ora sono trascurate o ignorate dagli enti locali, che non hanno le competenze tecniche e le risorse necessarie per fare fronte a questi impegnativi compiti. Ed i cittadini sono costretti a subire disservizi, ad affrontare ricorrenti imprevisti, a doversi sostituire agli enti pubblici per fare fronte ad emergenze e calamità che arrivano quando meno te le aspetti.
Ma di quale Paese, di quale ripresa, di quale Sardegna cianciano e sproloquiano, questi improvvisati 'grandi amministratori'? La realtà, la drammatica crisi che non accenna a finire, è sotto gli occhi di tutti e tutti (salvo i soliti noti e fortunati) la subiscono pesantemente. Passerà? Sino a quando il nostro destino sarà in queste mani, è assolutamente impossibile.
Cochise
(admaioramedia.it)
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