Sono un cacciatore appassionato, da generazioni, ed il mio nome è una garanzia. Mai una volta che il governo centrale o quello regionale (chiamarlo governo è profondo ottimismo) affrontino il problema della caccia, e del relativo calendario venatorio, con un poco di buon senso. Quest’anno, poi. A leggere le proposte del comitato faunistico, trasferite per il prescritto parere all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca dell’ambiente (il famoso e famigerato Ispra), c’è da strapparsi i capelli. E speriamo che l’Assessore alla difesa dell’Ambiente, ma ci sono fortissimi dubbi, abbia il coraggio di non firmare simili aberrazioni. Autentiche asinerie.
Una premessa. Troppe direttive comunitarie sono scritte da burocrati, molto ligi alle loro convenienze, alle norme dei loro paesi, assolutamente inadatti al ruolo che svolgono, incapaci di capire che il clima in Norvegia è diverso da quello della Sardegna. E che la selvaggina, stanziale o migratoria, ha esigenze diverse a seconda del Paese in cui si trova a vivere. Altra premessa, doverosa. Le associazioni di categoria e quelle ambientalistiche, si fa per dire, difendono i loro principi, senza cercare di comprendere quelli degli altri. Sono talebani della caccia e dell’ambiente, dimenticando che i ‘veri’ cacciatori difendono e tutela l’ambiente e che i ‘seri’ ambientalisti considerano il prelievo venatorio come un ‘fattore di equilibrio’ del patrimonio naturalistico.
Ma andiamo con ordine. Le due giornate intere alla tortora, a settembre, quando le tortore sono andate via, è un non senso. Le tre mezze giornate alla nobile stanziale, due a settembre ed una ad ottobre, una autentica asineria. Le giornate sono ancora troppo calde, la pernice e la lepre si difendono male, con poca acqua e caldo ancora estivo, le tre mezze giornate vanno previste ad ottobre (e visto che pernici e lepri non abbondano, per alcuni anni potrebbero essere abolite). Dopo la nobile stanziale è opportuno un periodo di silenzio venatorio, per permettere alla migratoria di arrivare ed ambientarsi tranquillamente. L’apertura al coniglio ed alla migratoria si può prevedere verso la metà di novembre; mentre la caccia al cinghiale, solamente la domenica per favore, deve aprirsi verso la fine di novembre, se non l’8 dicembre come avveniva tradizionalmente; anche perché novembre è il mese dei parti, ed i cinghiali non sono in condizione di difendersi adeguatamente. Chiari i concetti ispiratori? La migratoria, infine, potrebbe essere cacciata sino alla metà di febbraio, o anche per tutto quel mese.
Proposte di un appassionato, da generazioni, cacciatore, che non troveranno il consenso di tutti; perché adesso, in giro, non vanno autentici cacciatori, ma pericolosi spara fucile; perché chi dice di difendere l’ambiente vuole semplicemente penalizzare e punire chi la pensa in maniera differente. E così non si va avanti, ma si accendono solamente pericolose, innaturali, sterili contrapposizioni. E la selvaggina sparisce e l’ambiente isolano si impoverisce sempre di più.
Cochise
(admaioramedia.it)
6 Comments
Antonino Dessì
Caro Cochise, il mio nome non è una garanzia in materia venatoria, ma in tanti anni di frequentazione delle campagne e dei boschi di Sardegna ho imparato alcune cose. Sono d'accordo sullo spirito dell'articolo, e condivido molte delle considerazioni fatte sulle date di apertura della nobile stanziale. Non condivido l'apertura del coniglio a Novembre.
Ti assicuro, capo dei Chiricahuas, che in quel periodo, in concomitanza con lo spuntare dell'erba per le piogge autunnali, gli accoppiamenti, sospesi per la stagione secca, riprendono di gran lena. Pertanto, per logica di tutela, la caccia al coniglio dovrebbe iniziare in Agosto, se fosse possibile, e chiudere a Novembre.
Non condivido le tue considerazioni sulla riproduzione del cinghiale, in Novembre, trovare una scrofa gravida, o che allatti, è una rarità. Cosa diversa accade a fine Dicembre e a Gennaio. A onor del vero, da alcuni anni, in concomitanza con la diffusione virale della specie, la stagionalità della riproduzione è saltata.
Antonino Dessì
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