Cagliari, all’insaputa di noi comuni mortali, impegnati ogni giorno a fare lo slalom tra le transenne, è evidentemente una città nella quale non esistono problemi seri né urgenti da affrontare.
Così parebbe, visto che la maggioranza cattocomunista nel Consiglio comunale, lo scorso martedì, si è presa la libertà di provocare l’interruzione dei lavori dell’assemblea civica per partecipare alla manifestazione, indetta dal Partito democratico davanti alla Prefettura, a sostegno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella convinzione di doverlo difendere da un fantomatico pericolo eversivo in relazione all’ipotesi, fatta da alcuni leader politici, di metterlo in stato d’accusa per l’inatteso ‘veto’ sulla nomina a ministro dell’Economia del cagliaritano Paolo Savona.
A parte il fatto che ci dovrebbero spiegare cosa ci sia di eversivo nell’evocare l’attivazione di una procedura regolarmente prevista dalla Costituzione, non è il caso di indugiare sulla condotta del Capo dello Stato (peraltro criticata anche da diversi costituzionalisti di sinistra), né sul carattere controproducente della mobilitazione ‘piddina’, dato che simili dimostrazioni, assomigliando parecchio allo strumentale ‘allarme antifascista’ agitato nel corso dell’ultima campagna elettorale, rischiano di far apparire Mattarella come un presidente ‘di parte’, e, come capirebbe anche un bambino, di delegittimare l’istituto della Presidenza della Repubblica piuttosto che salvaguardarlo. Né è il caso di indugiare sui contenuti altamente provocatori e faziosi dell’intervento fatto davanti alla Prefettura, al cospetto di una sparuta e anagraficamente matura platea, dal sindaco Massimo Zedda: parole in libertà, come capita di proferire al Primo cittadino quanto è particolarmente agitato (come in questi giorni tutti i notabili della sedicente sinistra), da segnalare solo per lo svarione di aver esteso gli attacchi anche a Matteo Salvini che non ha mai richiesto l’impeachment di Mattarella.
Non può, invece, essere sottaciuto il fatto che gli esponenti della maggioranza cattocomunista al Comune, per prendere parte alla manifestazione, abbiano provocato senza preavviso l’interruzione della seduta del Consiglio comunale, che non è un’assise di partito, ma un organo amministrativo le interruzioni della cui attività dovrebbero essere munite di adeguate giustificazioni, che non consistano in motivi esclusivamente ‘politici’ estranei alle attività ed attribuzioni del Comune, a scanso di dare l’impressione di un possibile ‘uso privatistico’ della cosa pubblica. Il tutto è avvenuto non senza protervia, dato che, inizialmente il Pd aveva formulato una regolare richiesta di sospensione dei lavori, ma al cospetto della contrarietà delle opposizioni ha messo l’Assemblea cittadina dinanzi al fatto compiuto con l’uscita collettiva dei suoi consiglieri dall’aula, facendo mancare il numero legale con ben poco tatto verso le opposizioni (quando è iniziato l’esodo, il consigliere Pierluigi Mannino stava ancora intervenendo).
A prescindere dalla legittimità di quanto avvenuto, aspetto forse meritevole di approfondimenti, difficilmente una simile mancanza di rispetto per l’ordinato svolgimento dei lavori di un’istituzione pubblica (per il cui funzionamento i cittadini pagano fior di tasse) sarebbe stata apprezzata dallo stesso presidente Mattarella, che è persona posata ed equilibrata, e difficilmente può gradire che, evocando il suo nome e le sue funzioni, si interrompano i lavori di un’assemblea civica per andare davanti a una Prefettura a indirizzare invettive nei confronti di esponenti della controparte politica. Si tratta di quello che, in cagliaritano, suole definirsi s’aggiudu ‘e s’impiccau, e il Capo dello Stato, con tutti i problemi che gli tocca affrontare, di tutto ha bisogno tranne che di queste alzate d’ingegno.
Caesar
(admaioramedia.it)