Forti dello score elettorale delle recenti politiche, che nell’Isola è stato superiore al 42%, i ‘grillini’ sardi si vedono già proiettati verso la presidenza della Regione Sardegna, con tutta l’aria di chi vende la pelle dell’orso non ancora accoppato, sulla falsariga di Luigi Di Maio, ‘premier o muerte’ con neanche un terzo dei voti, manco fosse Peron.
Tra i nominativi, tutt’altro che convincenti, che circolano sui possibili candidati Governatore a ‘cinquestelle’, alla figura del sindaco di Assemini, Mario Puddu, che gira da almeno due anni e che desta varie perplessità (dati i deludenti risultati della sua amministrazione e l’eccessiva presenza nel gruppo M5S asseminese di soggetti di matrice piddina), si aggiungerebbe, secondo le indicazioni che corrono su alcuni siti ‘di tendenza’ e gruppi Faceboook di pentastellati dissidenti, quello dell’ex senatrice Manuela Serra, che non si è ricandidata alle recenti politiche. Come quello di Roberta Lombardi nel Lazio, il nome della Serra, ferrea alleata della deputata rieletta Emanuela Corda nel M5S sardo, è invero alquanto divisivo, se si ricorda che, nell’estate 2015, fu pubblicato nel forum del blog di Beppe Grillo un infuocato post, appoggiato da decine di attivisti, che avanzava dubbi sulla correttezza della Parlamentare nel rendicontare la spesa della diaria (attività fondamentale per i parlamentari del M5S), e anche sulla sua competenza.
In attesa degli esiti della querela che l’ex Senatrice propose, al riguardo, contro l’autrice del post, non si sa se le accuse formulate siano attendibili o meno, ma è certo che dalla lettura degli oltre tremila commenti allo scritto – perlopiù rigorosamente anonimi – si ricavava la netta impressione che la vera causa dell’ostilità di numerosi attivisti nei confronti della Serra fosse il suo atteggiamento giudicato oligarchico e non improntato a quella condivisione che, nel M5S di epoca Grillo, era considerata sacra, oltre che a causa della criticatissima scelta di alcuni collaboratori. Senza entrare nel merito di una bega tipicamente pentastellata – con tanto di accuse reciproche di essere “infiltrati” dei partiti o di mirare a candidature facili – questa è solo uno dei tanti esempi che dimostrano come in realtà, tra i portavoce grillini ‘della prima ora’ e la ‘base’ pentastellata, tolti alcuni fedelissimi, vi è stato uno scostamento notevole, rivelato da incontri pubblici andati quasi deserti (come la manifestazione conclusiva della campagna elettorale per le ultime comunali di Cagliari, a cui presero parte poco più di cento persone davanti a un esterrefatto Ferdinando Imposimato) e dai magri risultati elettorali nelle principali città (intorno al 10% in tutti i capoluoghi), a riprova di uno scostamento anche territoriale.
Le elezioni regionali, come le amministrative, sono molto diverse dalle politiche ove a volte si possono anche candidare i ‘pali della luce’ (o quasi… vedasi Pesaro, dove un candidato espulso dal M5S alla vigilia delle elezioni ha umiliato addirittura il ministro dell’Interno uscente Marco Minniti). Quando la contesa si fa locale, e prevede le ‘preferenze’, se non si hanno solidi raccordi con la base e i territori son dolori, ancor più per il M5S, che incontra storiche difficoltà nel conciliare una base relativamente ristretta e tendenzialmente ‘movimentista’ con un elettorato ormai vastissimo, ma decisamente più ‘conservatore’. La ‘lezione’ delle elezioni regionali del Lazio, dove la candidatura della Lombardi, vivacemente contestata da una parte della base, ha avvantaggiato la sinistra, dovrebbe essere compresa dal M5S isolano: presentare candidature poco convincenti ed aggreganti come quelle di Puddu o della Serra, fa correre il rischio di far uscire anzitempo i pentastellati dalla corsa per la vittoria. A meno che non sia proprio quello che si vuole, e l’opposizione non proprio ‘energica’ del M5S nel Consiglio comunale di Cagliari desta più di una riserva al riguardo.
Caesar
(admaioramedia.it)