La provincia di Nuoro ha avuto un buon risultato in Sardegna nell’attività turistica 2016 rispetto al passato. Appare interessante che possa esservi stato un seppur modesto ampliamento del periodo di lavoro con un buon numero di presenze nei mesi oltre il periodo estivo-balneare.
E’ bene chiedersi come mai questo risultato? La provincia ha un litorale limitato, attorno ai 100 chilometri, dove si trovano le poche località ben attrezzate e frequentate e dove vi è stato un buon incremento ma non nel periodo di cui si sta parlando. Visti i numeri è possibile che l’aumento nelle altre località e periodi sia legato ad attrattive diverse da quelle tipiche estive tra cui potrebbero esservi la “primavera sarda”, il carnevale, “Autunno in Barbagia”. è un’ipotesi e una speranza, magari si è trattato di uno spostamento delle segnalazioni che ha fatto crescere soprattutto ottobre. La provincia ha molti motivi di attrazione, con un importante patrimonio archeologico, mentre non è molto ricca di opere più recenti dovute all’attività dell’uomo, quali chiese, monumenti e altro. In altre zone bellissime chiese, romaniche e di periodi successivi, costituiscono un’importante attrattiva. Il maggior patrimonio è senz’altro quello ambientale-naturalistico. Senza dilungarsi ora a descriverlo, costituisce certamente una notevole risorsa purtroppo poco valorizzata. Ci sono state delle proposte per la realizzazione di aree protette, come il Parco del Gennargentu, purtroppo fallite forse per un approccio inadeguato. Visto però il successo che incontra il Parco regionale di Tepilora può esservi la possibilità di un ripensamento e della sua creazione.
Esistono delle aree di grande importanza ambientale ad elevata protezione e cura, e sono le aziende dell’attuale Forestas, in passato Azienda foreste demaniali poi Ente Foreste della Sardegna. L’Ente regionale ha fatto e fa un ottimo lavoro, ha salvato e curato dei territori molto importanti per vegetazione e fauna che sono il nucleo per la realizzazione di parchi: giustamente sono stati ampliate le funzioni con un chiaro orientamento turistico. Ma certamente il buon funzionamento sia dei monumenti archeologici sia delle visite ambientali lo si deve al lavoro di piccole aziende private, formate da giovani locali – alcuni ormai diventati col tempo non più tanto giovani – che si sono creati un lavoro con la gestione di siti archeologici o le visite guidate nelle aree naturalistiche. Purtroppo il sistema è complicato in quanto vi sono regole che creano problemi più che risolverne. Per i siti archeologici, il Comune riceve dalla Soprintendenza la concessione di un sito e le affida in gestione con gare per un certo tempo (abbastanza ristretto) che generalmente comprende oltre la funzione di guida per visitatori anche sorveglianza, pulizie, fornitura di servizi vari. Gli introiti (biglietteria) vengono incassati dal Comune, mentre i costi sono coperti dalla Regione: operazione che ha tempi lunghi, assurdamente lunghi, specialmente tra fine e successivo inizio anno, per problemi di bilancio, di esercizio. Naturalmente così si danneggiano i gestori che incassano le competenze anche con vari mesi di ritardo. Tutto questo purtroppo interessa poco gli Enti, al di la della buona volontà del singolo politico o funzionario. La procedura è farraginosa, i gestori – oltre spesso a perdere entusiasmo e voglia di lavorare – non hanno il tempo ed i mezzi per poter fare una adeguata promozione ed eventuali investimenti, i Comuni hanno un introito che magari usano per altre necessità e svolgono prevalentemente soltanto una funzione intermediaria e incompetente, la Regione spende somme cospicue, raccoglie critiche e proteste, non è in grado di fare un discorso serio di promozione e sviluppo. Tra l’altro, la competenza è dell’Assessorato della Cultura che non ha alcun interesse – salvo la già citata buona volontà di politici o funzionari – ad uno sviluppo turistico.
Altrettanto dicasi quando si tratta di iniziative ambientali (foreste e sentieristica), agricole (enogastronomia), industriali (siti minerari), urbanistiche (campi di golf) oppure dei lavori pubblici (cicloturismo). E’ evidente che occorre un lavoro unitario tra i vari rami dell’amministrazione, finalizzato allo sviluppo turistico poiché questa è la maggior possibilità di sviluppo razionale e produttivo in termini di aumento del lavoro e della ricchezza generale. Recentemente sembra vi sia un certo impegno in questo senso, certi interventi sembrano orientati proprio con una logica unitaria di utilizzazione turistica. Peraltro, le scelte per lo sviluppo del settore e la promozione non possono non spettare al Turismo, mancando un ente specificatamente dedicato. Può sembrare strana in questo contesto la proposta di costruire alcuni campi di golf, lo sport che potrebbe portare parecchie migliaia di turisti in tutto l’anno. Occorrerebbe costruirne almeno cinque o sei, non sulla costa o su terreni pregiati e ovviamente neppure sul Supramonte o nelle montagne (benché altrove vi siano campi anche in zone montuose), senza speculazione edilizia, da realizzarsi con un progetto serio, impostato con spirito di iniziativa e capacità organizzativa. Tra l’altro nella zona vi è qualche imprenditore che ha realizzato aziende non solo di interesse locale, diffuse in altre parti della Sardegna e anche fuori. C’è da sperare che prenda in serio esame le possibilità di un ‘progetto Sardegna-golf’ o anche ‘Nuoro golf’. Ovviamente qualunque sviluppo è subordinato ad una valida soluzione del problema dei trasporti esterni e interni: questa provincia non ha aeroporti, porti e ferrovie, e le strade sono spesso inadeguate.
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)