Dal 2004, con un’apposita legge, il 10 febbraio viene celebrato il Giorno del Ricordo per commemorare i Martiri delle foibe e ricordare l’Esodo giuliano-dalmata. Tra il 1943 ed il 1945, oltre 10.000, donne, uomini, vecchi e bambini, furono uccisi e gettati, spesso vivi, nelle cavità dell’altopiano carsico, chiamate foibe, vittime di una pianificata pulizia etnica, operata dalle truppe comuniste slave di Tito, che mirava all’annientamento della presenza italiana in quelle terre. Tra gli infoibati anche 140 sardi, in parte minatori del Sulcis, trasferiti da Carbonia ai pozzi in Istria, ma anche militari, soprattutto finanzieri e carabinieri, in servizio nel confine orientale. Poi, nel 1947, 350.000 Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia furono costretti ad abbandonare la propria casa ed i propri beni.
Nonostante la legge e le circolari che ogni anno invitano le Istituzioni a celebrare degnamente questa giornata, alcune amministrazioni si disinteressano dell’appuntamento. Tra queste, ricorda Massimo Carboni, portavoce del comitato “ViviAssemini”, anche il Comune di Assemini: “L’assessorato comunale alla Cultura si è distinto per aver promosso e sostenuto importanti iniziative culturali. Tra queste, la commemorazione per il Giorno della Memoria in cui si ricordano le vittime dell’Olocausto, ma non delle Foibe”.
“Per decenni – ha sottolineato Carboni – questi fatti sono stati universalmente e consapevolmente censurati. La mala politica, in nome dell’amicizia del buon vicinato con la Jugoslavia del comunista Tito, era unita in una sola parola d’ordine: negare. Ancora oggi, appare difficile fare i conti con la storia, compresa questa. Ricordiamo all’Amministrazione comunale di Assemini che il 10 febbraio si ripeterà la celebrazione del ‘Giorno del Ricordo’ e auspichiamo che non voglia far mancare il proprio apporto, promuovendo o sostenendo adeguate iniziative. Un modo per dimostrare con chiarezza quanto nazifascismo e comunismo siano facce di una stessa aberrante medaglia”. (red)
(admaioramedia.it)