Troppo facile classificare con leggiadria l’inaspettata vittoria al primo turno del sindaco Zedda come una questione di rotonde, Poetto e cantieri. Certamente l’immagine di un sindaco laborioso nell’ultimo anno ha catturato il consenso di qualche distratto nei quattro precedenti, ma non sarebbe bastato questo per liquidare la pratica Massidda al primo confronto, anche contro le loro più rosee aspettative. Infatti, nelle stanze del Partito democratico, a poche ore dal voto, svolazzava un sondaggio che lo dava al 48% e non saranno state le due ultime e frenetiche inaugurazioni a far superare il quorum fino al decisivo 50,87%. Da un primo sommario sguardo ai numeri, quella di Zedda è la vittoria dei partiti sul tanto (e fin troppo) sbandierato ‘civismo’, non tanto su quello dello sfidante che ha giocato l’arma del ‘lontano dai partiti’ senza poterla portare alle estreme conseguenze, come fanno i grillini, che giocano sempre e comunque da soli. Ma di un ‘civismo’ improvvisato e di scarsa credibilità che, al cospetto dell’organizzazione e della formazione che si annusa nelle stanze anche del più scalcinato dei partiti non ha grosse speranze, soprattutto senza una lenta e laboriosa costruzione.
Si è passati dalle trenta liste civiche annunciate da Paolo Casu, che si sono ridotte a due (una delle quali addirittura incompleta), alle dieci che hanno appoggiato Massidda, passando per quelle di Paolo Matta e di Enrico Lobina, fino all’unica a sostegno di Zedda. Ebbene, quest’ultima è stata l’unica lista del Sindaco vincitore a non toccare quota 1%. Le altre dieci, infatti, sono tutte espressione di partiti con strutture territoriali e rappresentanze istituzionali: Pd, Rossomori, Partito dei Sardi, Centro democratico, Rifondazione comunista, Partito comunista, Upc, Sel, Psdaz e La Base. Potendo trascurare le performance delle quattro liste civiche di Casu e di Lobina, l’unica fuori dagli schieramenti che ha raccolto un dignitoso risultato è la Quinta A di Paolo Matta, che, però, ha abilmente convogliato tutti le potenzialità elettorali in un unico elenco di candidati, certi di non poter puntare alla vittoria finale, ma nella speranza di portare in Consiglio comunale almeno il loro candidato sindaco, obiettivo fallito di circa mezzo punto.
Ma dove il disastro delle civiche è evidente è proprio nel ‘progetto Massidda’: tra le sue quattordici liste, nove erano tipica espressione del ‘civismo’ (la decima è stata eliminata dall’Ufficio elettorale per irregolarità), proprio come valore aggiunto voluto dal candidato sindaco. Il risultato appare devastante: ben sette non hanno superato il 2% (per essere precisi Anno Zero ha fatto 2.11%, ma cambia poco…), totalizzando tutte insieme meno dell’8%. Hanno fatto eccezione il buon risultato della lista Massidda Sindaco (5,40%), trainata come lista del leader, che aveva al suo interno tre consiglieri comunali uscenti (Pierluigi Mannino, Antonello Floris e Gennaro Fuoco, i primi due dovrebbero rientrare in Aula a Palazzo Bacaredda), e della lista Nessun dorma (2,34%), creatura di Alessandro Sorgia, già presidente di circoscrizione, vice presidente del Consiglio provinciale e per qualche mese anche consigliere regionale (tutto in quota Forza Italia/Pdl, poi molto vicino ad Unidos) e di Claudio Tumatis, già consigliere comunale nella seconda era Floris. Tradotto: pochi candidati spendibili sulla piazza elettorale e tantissimi con una manciata irrilevante di preferenze. Oltre la metà dei voti a Massidda sono arrivati dalle cinque liste partitiche, più o meno consolidate o travestite. Anche su queste qualcosa si potrebbe dire, una su tutte: il tanto sbandierato rinnovamento della classe dirigente non si può realizzare esclusivamente a ridosso delle elezioni (somigliando più ad un’epurazione che ad una volontà di miglioramento della compagine) e comunque va preparato adeguatamente per tempo, altrimenti si rischia di mandare allo sbaraglio ingenui ed illusi candidati, che poi si schiantano con risultati personali a volte mortificanti. Un esempio su tutti: Forza Cagliari (alias Forza Italia, che comunque si conferma il primo partito cittadino del centrodestra, davanti a Riformatori ed a Fratelli d’Italia) ha avuto un terzo dei candidati che non ha superato le 20 preferenze ed appena nove che hanno varcato ‘quota 100’. Troppo poco per puntare alla vittoria.
Arsenico
(admaioramedia.it)
10 Comments
FaberSardo
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webnauta59
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Luca Noli
Scusate, ma il problema secondo me è un altro….già alle scorse elezioni Zedda fu dato perdente al confronto con un esperto della politica quale Fantola…allora dissi che i cagliaritani non ne potevano più di pur bravi, ma vecchi tromboni, e che si stava regalando la vittoria ad una giovane new entry…poi mi definirono Cassandra…stesso errore con Massidda, in gamba quanto si vuole, ma figlio di una politica vecchia che i cagliaritani non sopportano più…anche questo detto in tempi non sospetti e, come nel 2011, non preso in considerazione…ora che pure lui si è bruciato, vediamo se ora, finalmente, la destra si decide a trovare una faccia nuova, svincolata da “sistemi”, che la rappresenti degnamente…
Antonio Caro
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DRAGONE85
Cagliari è andata controcorrente rispetto alle altre città italiane.. https://t.co/dbZGWfErgj