Esistesse un’indagine statistica sulla seconda isola del Mediterraneo e sul suo popolo, in cima ai desideri dei Sardi campeggerebbe senza dubbio alcuno il sogno di una vera continuità territoriale. Un sogno, quello della continuità, nato con lo scopo di garantire, dopo decenni di esclusione e disinteresse, dei servizi di trasporto verso il continente finalmente regolari ed efficienti, con il sostegno e la vigilanza di un’Unione europea nata anche, se non soprattutto, proprio per appianare i disagi e le incongruità ai danni degli abitanti delle regioni più disagiate. Un sogno materializzatosi troppo presto in una chimera irrealizzabile, come testimonia il fallimento grossolano dell’obiettivo originario di ridurre il gap di sardi e degli isolani tout court con la maggioranza dei cittadini del vecchio continente.
Ideato col proposito di garantire tariffe scontate agli abitanti delle regioni disagiate, alla prova dei fatti la continuità ha scatenato un corollario di proteste e malumori da parte di una cittadinanza a dir poco insoddisfatta dei prezzi comunque esosi, della qualità sempre al ribasso dei servizi e del trattamento in genere ben al di sotto degli standard riservato ai fruitori della continuità, trattati troppo spesso alla stregua di cittadini di serie B se non addirittura, in qualche caso, di clandestini. Come se gli incentivi pubblici erogati a compagnie aeree o marittime, vincitrici delle aste europee, fossero sinonimo di trasporti da gestire a condizioni differenti dalla norma, e comunque in genere in modalità spesso improvvisate, raffazzonate e in ogni caso inaccettabili.
A chi imputare questo fallimento? Il rimpallo delle responsabilità tra governi regionali e nazionali e autorità europee non aiuta certo a fare chiarezza, resta il fatto che a pagare il prezzo di disservizi e mancanze varie non è altri che il popolo sardo, in tanti casi obbligato a rinunciare a raggiungere la penisola oppure a ricorrere alle carissime tariffe ordinarie, con disagi incalcolabili per migliaia di studenti e lavoratori che non possono fare a meno di fare la spola tra l’Isola e il continente, per non parlare degli ammalati e degli accompagnatori al seguito. Non aiutano di certo i tanti scioperi improvvisati, gli intoppi dell’ultima ora e le bizze del maltempo, ma a pesare è soprattutto l’inesistenza di misure a tutela dei collegamenti e a garanzia del rispetto tassativo della loro frequenza. Un deserto normativo che colpisce al cuore i diritti del popolo sardo e che chiama pesantemente in causa la politica sarda e il governo della Giunta Pigliaru, giunto ai titoli di coda nel sollievo generale, senza risultati degni di nota in tema di trasporti e di continuità.
Stanchi delle attese infinite, dei rinvii dell’ultimo minuto e dei disagi generalizzati, i Sardi reclamano inascoltati da anni interventi concreti e misure serie a difesa dei passeggeri, beffati e irrisi nella loro dignità di cittadini da anni di noncuranza e menefreghismo, in un clima di emergenza che va avanti da anni senza che nessuno abbia potuto o voluto porre riparo. Un cambio di regime che necessita di misure concrete, investimenti assai più consistenti e un governo isolano finalmente autorevole nelle trattative con Roma e Bruxelles. Una Giunta regionale, la prossima, che dovrà essere all’altezza dei suoi cittadini: uomini e donne che reclamano diritti, chiedono informazione e pretendono rispetto.
Nicola Silenti
(admaioramedia.it)